Ennesimo video di decapitazione dell’Isis di un ostaggio occidentale ed ennesima sfida a Obama. Questa volta è toccato a Abdurahman Kassig, un giovane volontario americano (ex ranger in Iraq) sequestrato in Siria nel 2013 mentre prestava assistenza umanitaria alla popolazione, poi convertitosi all’islam durante la sua prigionia.

E’ un video lungo, infarcito di nozioni sulla storia dello Stato Islamico antecendente al 2006, anno zero del gruppo terroristico.
Una eredità lineare che parte dai gruppi qaedisti di abu Musab al-Zarqawi e Osama Bin Laden e arriva fino ai giorni nostri con un elenco delle successioni cronologiche degli sheiq fino ad arrivare al giugno 2014 con la costituzione dell’emirato.
Da ‘Stato Islamico dell’Iraq’ a ‘Stato Islamico di Iraq e al Sham’ e infine a ‘Stato Islamico’.
Bagdadi passa così dal titolo di sheikh a quello di emiro. Segue poi una lista di accuse contro i musulmani sciiti e l’incitamento all’azione contro di loro (“nessuno deve rimanere in una terra dove vengono insultati Abu Bakr e Omar”).
La guerra contro i rafidah (termine peggiorativo per indicare gli sciiti e gli shirk (i politeisti) vengono traslate dalle guerre di religione dei primi califfi ai giorni nostri.
Oggi il nemico è sempre lo stesso, l’espansionismo sciita che ha preso il potere in Iraq e in Siria (qui gli alawiti vengono definiti Nusayri), i governi, i ‘crociati’. Dopo sette minuti di lezione ‘storica’ il video riprende con l’entrata di un gruppo di prigionieri (diciotto) dell’Esercito Siriano, accompagnati ognuno dal proprio carnefice, che raccoglie un pugnale da un contenitore. I prigionieri sono tutti vestiti di nero.
L’onnipresente britannico Jihadi John, come è stato definito dalla stampa inglese, lancia il suo solito messaggio di sfida ad Obama. Segue poi lo sgozzamento e decapitazione degli ostaggi. Tra gli assassini diversi sono stranieri: arabi, asiatici e anche europei.
Uno su tutti ha destato l’attenzione dei media e dei servizi francesi: un convertito, Hauchard Maxime, oggi Abu Abdullah al-Faransi. Sarebbe lui uno dei macellai che uccidono gli ostaggi. E ci sarebbe anche un secondo francese tra i boia dello Stato Islamico.
Una parte del video è dedicata ai giuramenti di fedeltà che stanno arrivando da gruppi armati sparsi nel mondo islamico, come Arabia Saudita, Egitto, Yemen, Algeria e Libia.
In ultimo Jihadi John sarebbe ripreso davanti a Dabiq, come è scritto in alto a destra dello schermo, una cittadina a nord nella provincia di Aleppo. Il nome Dabiq non è causale. E’ il sito dell’ultima battaglia, quella recitata negli hadith attibuiti a Maometto. Ed è anche il nome della rivista edita dallo Stato Islamico.
Per terra la testa di Abdul Rahman Kassig. “Siamo qui a Dabiq per la sepoltura del primo crociato americano in trepidante attesa per il resto del tuo esercito”, dice il miliziano. Un video differente dai precedenti, senza dichiarazione del prigioniero prima della sua esecuzione, senza tute arancioni, senza nomina della prossima vittima.
Ennesimo video di decapitazione dell’Isis di un ostaggio occidentale ed ennesima sfida a Obama. Questa volta è toccato a Abdurahman Kassig, un giovane volontario americano (ex ranger in Iraq) sequestrato in Siria nel 2013 mentre prestava assistenza umanitaria alla popolazione, poi convertitosi all’islam durante la sua prigionia.