Conte ha lasciato in ostaggio a Bruxelles il ministro dell’Economia. Sarà rilasciato solo quando sarà riuscito a far quadrare i conti della manovra. Intanto da uno studio emerge una sorpresa positiva per l’editoria: il crollo delle vendite delle copie cartacee si è arrestato
Mentre i due vice premier vengono a patti con la necessità di un accordo con l’Europa e, soprattutto, si adoperano attraverso i social presso le proprie tribù elettorali che li maltrattano (meno sprovvedute di quanto sperato), il presidente del Consiglio ha lasciato in ostaggio a Bruxelles il ministro dell’Economia, che non sarà ‘rilasciato’ fino a quando non sarà riuscito a far quadrare i numeri. Impresa che ricorda quelle delle sorellastre di Cenerentola alle prese con la scarpetta di cristallo: fare entrare un deficit misura 2,4 in uno spazio di deficit 1,8….e lui, Conte, volteggia tra Palazzo Chigi e Palazzo Berlaymont nell’impresa da ciambellano d’altri tempi di ammorbidire gli arcigni brussellesi, da un lato, e di rappacificare i rissosi gialloverdi, dall’altro.
Vediamo se esistono punti fermi:
– La manovra ‘non cambia’, anche se tutto va fatto con 4/5 miliardi in meno dei famosi 37 iniziali, quindi qualcosina deve pur cambiare…c’è chi spera che Salvini rinunci a cambiare la legge Fornero, c’è chi spera che Di Maio rinunci al reddito di cittadinanza.
– L’Italia ha ‘tenuto testa’, recita la linea ufficiale del Governo, anche se ha ceduto lo 0,36% a Bruxelles, ma cosa saranno mai gli ‘zeri virgola’… e comunque si sta ancora negoziando per un ulteriore 0,4%.
– La soglia del 2,04%, geniale parodia dello sbandierato 2,4%, sarà difesa da Tria e dal suo Direttore Generale a colpi di ‘contabilità creativa’…. con qualche speranza di riuscita, anche grazie al concomitante caos francese.
– Il pomo della discordia, a questo punto, tra Unione e Italia consiste in 4 piccoli miliardi….
Negli ambienti italiani di governo risalgono le azioni di Giuseppe Conte, al quale viene attribuito il ‘capolavoro’ di aver evitato le sanzioni europee all’Italia.
Intanto, il Parlamento italiano è in stand-by, in attesa dell’esito della trattativa con Bruxelles, che richiederà, quando conclusa, un maxi emendamento, sul quale inizierà poi il riesame al Senato, per poi tornare alla Camera….per arrivare un giorno al via libera finale.
Su un altro tavolo, le istituzioni ancora indipendenti, Istat e Bankitalia, rivedono al ribasso (0,9%) le stime sulla crescita economica nel 2018 (0,9%) e nel prossimo triennio (1,2%): gli effetti delle misure espansive contenute nella manovra economica sono infatti contrastati dal rialzo dei tassi di interesse che, nel secondo semestre, hanno raggiunto soglie mai registrate nel decennio. Chissà se i nostri leader riflettono sul fatto che dai risparmi sugli interessi, frutto di uno spread meno schizzato, potrebbero uscire altri zero virgola da investire nella manovra…
Editoria in ripresa
R&S Mediobanca ha pubblicato uno studio sull’industria editoriale italiana. Tra i segnali positivi, è inclusa anche una piccola sorpresa: nell’ultimo anno, le vendite delle copie cartacee hanno frenato la loro rovinosa discesa: nel 2017, si erano registrate 400 mila copie in meno al giorno per i quotidiani, con un calo del 15,4% rispetto al 2016 e uno spaventoso calo del 40,5% rispetto al 2013. Nell’ultimo anno, le tre testate principali – Corriere della Sera, Repubblica e Stampa – hanno visto la diminuzione ridursi rispettivamente al 3,9%, al 12,8% e all’8,8% rispetto all’anno precedente. La diffusione delle versioni digitali delle tre testate quotidiane è approssimativamente di 71mila copie per il Corriere, 30mila Repubblica e 25mila per la Stampa, numeri che sono in aumento del 10% rispetto al 2016.
Anche dal punto di vista dei ricavi, ci sono segnali di ripresa rispetto alla fine del quinquennio nero: nel 2017, i ricavi erano scesi del 6% rispetto al 2016 e del 20,2% rispetto al 2013. Nell’anno in corso, il gruppo RCS ha ridotto la flessione allo 0,3%.
L’industria editoriale ha accumulato enormi perdite nel quinquennio 2013-2017, che raggiungono 1,2 miliardi ma, grazie a nuove strategie editoriali e imprenditoriali (e a molti tagli), alcuni dei principali gruppi sono riusciti a chiudere in utile il 2017. Spettacolare in questo senso il Sole 24 Ore, che veniva da una perdita di 92,6 milioni e che ha chiuso il 2017 con un utile di 7,5 milioni.
La crisi è però ancora molto acuta e ne è prova la significativa diminuzione degli investimenti nel settore, scesi del 40% rispetto al 2013.
@GiuScognamiglio
Conte ha lasciato in ostaggio a Bruxelles il ministro dell’Economia. Sarà rilasciato solo quando sarà riuscito a far quadrare i conti della manovra. Intanto da uno studio emerge una sorpresa positiva per l’editoria: il crollo delle vendite delle copie cartacee si è arrestato