Il vertice Kim-Moon si chiude con la promessa di una pace da firmare entro l’anno. Un risultato storico destinato a cambiare la geopolitica della regione. Per il percorso della denuclearizzazione sarà cruciale il prossimo passo diplomatico: l’incontro tra Kim e Trump, oggi esultante
“La guerra è finita”. Parole a cui non siamo quasi più abituati, che ci riportano dentro a tragedie di cui, per una volta, si vede una fine. L’incontro tra Kim Jong-un e Moon Jae-in ricco di simboli e di per sé simbolico si chiude con una doppia dichiarazione che apre spiragli di pace per un trattato da firmare entro la fine dell’anno con l’ok di Usa e Cina e, quasi in second’ordine, alla denuclearizzazione – sui cui è lecito attendersi un’appendice che potrebbe non essere breve in termini di soluzione -.
Un auspicio che per una volta sembra essere accolto perfino da Trump. “La guerra coreana finirà! Gli Stati Uniti e tutto il suo grande popolo, dovrebbero essere molto fieri di ciò che sta avendo luogo adesso in Corea!” ha twittato il presidente con il suo consueto stile burrascoso, perfino per annunciare una pace ormai vicina.
Chissà se Trump ci ha creduto davvero in questo epilogo parziale, durante un anno vissuto pericolosamente tra minacce e pose belligeranti. Di sicuro ci ha creduto sempre Moon Jae-in, il presidente sudcoreano e vero artefice, insieme a Pechino, più nell’ombra, di questo clamoroso riavvicinamento.
Si tratta di un risultato storico destinato a cambiare per sempre la geopolitica della regione. Insieme a questo evento arriva anche la notizia sul prossimo incontro tra le famiglie delle due Coree che si terrà il prossimo 15 agosto come annunciato da Moon e Xi.
Nella dichiarazione finale ci sono alcuni punti che meritano attenzione.
Innanzitutto si specifica che “La Corea del Sud e del Nord ristabiliranno le relazioni di sangue del popolo e porteranno avanti la futura co-prosperità e unificazione guidata dai coreani, facilitando un avanzamento complessivo e fondativo delle relazioni intercoreane”.
Il testo prosegue dicendo che “La Corea del Sud e del Nord hanno affermato il principio che determineranno il destino della nazione coreana di comune accordo e hanno concordato di portare avanti questo momento per il miglioramento delle relazioni intercoreane con una piena realizzazione di tutti gli accordi esistenti e le dichiarazioni adottate tra le due parti finora”.
Un terzo punto ha a che vedere con un costante collegamento tra i due Paesi ma soprattutto: “Corea del Sud e del Nord faranno sforzi congiunti per alleviare l’acuta tensione militare ed eliminare praticamente il pericolo della guerra nella Penisola coreana. Corea del Sud e del Nord hanno concordato di cessare completamente ogni atto ostile l’uno contro l’altro in ogni terreno a partire da terra, aria e mare, che sono la fonte di tensione militare e conflitto. In questo senso, le due parti hanno concordato di trasformare la zona smilitarizzata in una zona di pace in un senso autentico, cessando dal primo maggio di quest’anno tutti gli atti ostili ed eliminando i loro strumenti, a partire dalle trasmissioni via altoparlanti e la distribuzione di volantini, nelle aree lungo la linea di demarcazione militare”.
Il classico “però” su tutta questa pioggia di buone intenzioni, lo fornisce il presidente sudcoreano: «La moratoria dei test atomici della Corea del Nord è stata estremamente importante» ha detto, specificando che «Il congelamento nucleare che è già stato messo in opera dal Nord ha un significato di estrema importanza. Sarà» ha aggiunto «un passo importante verso la completa denuclearizzazione della Penisola coreana».
In attesa di saperne di più su questo aspetto non da poco e per niente banale, è giusto che i due Paesi oggi celebrino una evoluzione che può diventare un esempio per tutti: la possibilità che anche situazioni considerate estremamente a rischio, possano arrivare a un accordo. Ma questo avvicinamento dimostra anche che serve coraggio, come quello di Moon Jae-in, che ha resistito anche a forti critiche interne per raggiungere questo obiettivo, ad ora, storico.
Una giornata che era iniziata nella nostra notte, alle 2 e 30 circa, quando Kim Jong-un è arrivato nel “villaggio della pace” e Moon era lì ad aspettarlo. Uno di qua e uno al di là, separati solo da uno scalino, infimo confine – a guardarlo – a segnare quel grande dolore che è stata una guerra mai sancita da un trattato di pace. Kim ha parlato, a volte sembrava non guardare Moon, come per l’emozione. Poi si sono stretti la mano. Poi ancora foto e infine, una volta scavalcato quel gradino, Kim sembra improvvisare: dice qualcosa a Moon. Il sudocoreano allarga leggermente le braccia, ma pare pensare: “perché no?”. E si lascia prendere la mano da Kim che lo porta, per pochi secondi, in Corea del Nord.
Primi passi di buon auspicio, chiusi con la dichiarazione di un trattato di pace entro l’anno. Per la denuclearizzazione sarà fondamentale il prossimo passo diplomatico, ovvero l’incontro tra Kim Jong-un e Donald Trump.
@simopieranni
Il vertice Kim-Moon si chiude con la promessa di una pace da firmare entro l’anno. Un risultato storico destinato a cambiare la geopolitica della regione. Per il percorso della denuclearizzazione sarà cruciale il prossimo passo diplomatico: l’incontro tra Kim e Trump, oggi esultante