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L’8 marzo delle donne rifugiate


Si scappa in fretta e furia, prendendo i bambini in braccio, o con un figlio nel grembo, vittime di soprusi, violenze sessuali e fisiche, pur di poter passare il confine.  Isolate nei paesi ospitanti, escluse dal lavoro, da corsi di lingua e di formazione. Queste le donne rifugiate che fuggono dalle guerre. È la festa delle donne,  ma c’è poco da festeggiare, l’immagine non  può che correre a loro, ai loro sguardi , alla loro fatica, alla disumanità che incontrano ogni giorno, prima nel viaggio e poi anche all’arrivo nei paesi ospitanti.

Si scappa in fretta e furia, prendendo i bambini in braccio, o con un figlio nel grembo, vittime di soprusi, violenze sessuali e fisiche, pur di poter passare il confine.  Isolate nei paesi ospitanti, escluse dal lavoro, da corsi di lingua e di formazione. Queste le donne rifugiate che fuggono dalle guerre. È la festa delle donne,  ma c’è poco da festeggiare, l’immagine non  può che correre a loro, ai loro sguardi , alla loro fatica, alla disumanità che incontrano ogni giorno, prima nel viaggio e poi anche all’arrivo nei paesi ospitanti.

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