Sarà un anno ricco di elezioni questo 2014 per l’Africa. Un anno che potrebbe cambiare, in parte, volto al continente o, al contrario, non cambiare nulla. Sono infatti undici i paesi nei quali i cittadini saranno chiamati a votare.

In primis il Sudafrica dove ad aprile il presidente Zuma si presenta per un nuovo mandato, nonostante gli scandali e le critiche, sempre più numerose, a causa di accuse di corruzione nei confronti di alcuni esponenti del suo partito l’ANC. Lo sfidante più interessante, e quello che potrebbe rivelarsi una sorpresa in queste elezioni, è Julius Malema. Il partito dell’ex leader dei giovani dell’ANC, l’Economic Freedom Fighters (EFF), con i suoi forti messaggi contro l’ineguaglianza e il razzismo, sembra essere in crescita ed è pronto a mettere in seria difficoltà il potere ventennale dell’ANC.
Ma non c’è solo il Sud Africa, anche il Malawi andrà alle urne il 20 maggio con Joyce Banda, una delle poche donne alla guida di un paese africano che si presenta per un secondo mandato. Salita al potere dopo la morte di Bingu Mutharika, Joyce Banda ha deluso molti di quelli che credevano potesse dare una svolta al paese e il recente scandalo sui furti di finanziamenti e donazioni da parte di membri del governo è solo l’ultimo esempio di una battaglia, quella contro la corruzione dilagante, che Banda non è riuscita a vincere.
Si terranno invece il 13 di Aprile le elezioni in Guinea Bissau, dopo essere state rimandate per mesi. Piccolo paese dell’Africa Occidentale, tra i più poveri del continente, la Guinea Bissau va al voto dopo due anni di governo ad interim capeggiato dall’esercito a seguito dell’ultimo golpe del 2012. In un paese allo sbando, in preda al narcotraffico e alla corruzione, i guineensi, e la comunità internazionale , vedono in queste elezioni l’inizio della rinascita del paese. Rinascita che invece appare difficilissima, al limite dell’impossibile, fino a quando l’esercito continuerà a ricoprire un ruolo così centrale nella politica del paese e fino a quando i paesi donatori non imporranno cambiamenti radicali a costo di un taglio netto degli aiuti.
Algeria, Botswana, Namibia, Mauritania, Tunisia, Libia, sono poi gli altri paesi che andranno alle urne nel 2014. Tunisia e Libia paiono gli stati dove la tensione sarà più alta e dove l’incertezza sembra regnare sovrana. Rimane poi il Centrafrica alle prese con massacri e quella che è diventata una vera e propria guerra civile. Bisogna vedere se Catherine Samba-Panza, di certo il presidente che si trova nella posizione più difficile del mondo, riuscirà a indire delle elezioni o meno.
Un anno quindi ricco di elezioni e allo stesso tempo di incognite, con gli occhi puntati sul Sudafrica ma con lo sguardo allargato al resto del continente, perché è sullo scacchiere africano che si giocheranno nei prossimi anni alcune delle partite più importanti a livello globale.
Sarà un anno ricco di elezioni questo 2014 per l’Africa. Un anno che potrebbe cambiare, in parte, volto al continente o, al contrario, non cambiare nulla. Sono infatti undici i paesi nei quali i cittadini saranno chiamati a votare.