Il cuore dell’arte contemporanea di Helsinki risiede paradossalmente in quello che è conosciuto – letteralmente – per essere una parte del cervello. Il Kiasma Museum prende infatti il nome da un punto specifico all’interno del nostro cranio, ovvero laddove si incrociano le fibre dei due nervi ottici i quali, dopo che la retina ha acquisito un immagine, inviano l’impulso al cervello, in modo che possa un attimo dopo elaborarla e riconoscerla.
L’edificio in questione si articola in due corpi che si intersecano proprio come le fibre ottiche, uno rettilineo con un volume prismatico, l’altro arcuato a formare una galleria. Il risultato? Un susseguirsi di spazi interni irregolari, caratterizzati da superfici piane e curve, con scale e rampe che movimentano piacevolmente le sale espositive. Il museo – rivestito da pannelli in alluminio, vetrate e una volta ricoperta in zinco – è stato completato nel 1998, dopo pochi anni di lavoro, ed oggi vanta una collezione di circa 8000 pezzi che viene arricchita annualmente da almeno un centinaio di opere contemporanee.
Tra queste, non escludiamo che in futuro si potranno annoverare le creazioni di Choi Jeong Hwa, superstar nel panorama artistico contemporaneo della Corea del Sud e ospite del museo finlandese fino alla fine dell’estate.
La fama di Choi Jeong Hwa è cresciuta negli ultimi anni, consacrando il lavoro di un artista – oltre che designer e architetto – che lavora da sempre sull’ambivalenza, sul crocevia di pensieri e le intuizioni agli antipodi.
Il suo punto di vista può essere letto come dimostrazione di spiccato cinismo, come un tratto tragicamente moderno e fortemente legato al mondo superficiale in cui viviamo; un mondo popolato da beni di consumo ordinari, profondamente radicato nel materialismo ed abituato a contare su una possibilità di scelta pressoché infinita.
I materiali plastici sono alla base della realizzazione di tutte le sue opere, spesso di grandi dimensioni, e la scelta di Hwa ricade per lo più su oggetti riciclati e su acquisti a buon mercato, dalle bottiglie di bibite alle buste della spesa, dai piatti e bicchieri di plastica colorati agli utensili da cucina.
Questo il punto di partenza del suo percorso artistico, che prende dunque atto della realtà in cui viviamo ma che è anche pronto a stravolgerla. Infatti, tutto quello che conosciamo come spazzatura viene trasformato dall’immaginario di Hwa acquisendo un’altra forma e un’altra sostanza, convertendo il caos urbano in una parentesi colorata e avveniristica. Un esempio? Basti pensare quando l’artista ha decorato lo Stadio Olimpico di Seoul con ghirlande realizzate con 2 milioni di pezzi di plastica riciclata, creando un gioiello scintillante.
Happy together è il titolo della personale che il Kiasma dedica alle sue installazioni monumentali, dai colori sgargianti e dagli assurdi richiami vegetali, come nel caso delle pile di scolapasta che ricordano una selva di alberi, oppure del tessuto delle coperte termiche – associato all’accoglienza dei migranti alla fine di un lungo e difficile viaggio – che dà forma ai petali di un gigantesco fiore di loto.
Una riflessione su come l’artificiosità dei materiali può dare vita a qualcosa di completamente nuovo ed elevare qualcosa che in partenza è povero e senza attrattiva, rendendolo speciale. Una pratica estendibile a molti aspetti del vivere quotidiano, un balsamo per lo spirito, come lascia intendere il motto di Choi Jeong Hwa:
“La mia arte è il tuo cuore.”
Happy Togheter. Choi Jeong Hwa
Museo Kiasma, Helsinki
22 aprile – 18 settembre 2016
http://www.kiasma.fi/en/calendar/choi-jeong-hwa/
Il cuore dell’arte contemporanea di Helsinki risiede paradossalmente in quello che è conosciuto – letteralmente – per essere una parte del cervello. Il Kiasma Museum prende infatti il nome da un punto specifico all’interno del nostro cranio, ovvero laddove si incrociano le fibre dei due nervi ottici i quali, dopo che la retina ha acquisito un immagine, inviano l’impulso al cervello, in modo che possa un attimo dopo elaborarla e riconoscerla.