In occasione del secondo anniversario dalla sua apertura, il nuovo Garage Museum of Contemporary Art di Mosca, progettato da Rem Koolhaas, ha inaugurato una mostra degna dell’avvenirismo dei suoi spazi espositivi.
Parliamo di una struttura avvolta da un doppio strato di policarbonato traslucido, all’apparenza un’astronave contenente ben cinque gallerie espositive, un auditorium e diversi metri quadri di spazi di formazione e laboratori, per la precisione 5.400. Un bel risultato, considerando che al suo interno, sotto l’armatura, il progetto ha conservato l’originario capannone in cemento armato, costruito negli anni Sessanta per ospitare le collezioni d’arte contemporanea, per volere dello stesso Rem Koolhaas. “Sono pochi i fan dell’architettura più anonima ed impersonale del secondo dopoguerra: nessuno la preserverebbe. È per questo che siamo felicissimi di aver recuperato il Vremena Goda, ed averlo trasformato nella nuova casa per il Garage Museum. Grazie alla collaborazione del nostro cliente, Dasha Zhukova, e del suo team, è stato possibile indagare sugli aspetti di generosità, dimensione, e trasparenza del relitto Sovietico.”
Un progetto che per molti versi si sposa con la visione e l’operato dell’architetto afro britannico di fama mondiale Sir David Adjaye, a cui il Garage Museum ha deciso di dedicare un’importante retrospettiva. Una mostra organizzata in quattro sezioni, ciascuna dedicata ad un particolare settore affrontato da Adjaye nel corso di anni di lavoro e di ricerca, un impegno che senza dubbio non ha precedenti, dedicato alla storia dell’architettura delle cinquantatré capitali del continente africano.
Nato a Dar es Salaam in Tanzania 47 anni fa da un diplomatico ghanese, Adjaye ha vissuto un’infanzia itinerante tra l’Egitto, il Libano e lo Yemen prima di approdare definitivamente a Londra, sua attuale residenza. Adjaye ha raccontato di essere cresciuto nei forti ideali del padre, valori ispirati dal senso di appartenenza e dall’orgoglio delle proprie origini, al tempo stesso incuriositi e accresciuti dalla ricchezza delle altre culture. “Adjaye non sta avvicinando l’Africa al mondo, ma sta svelando il continente che gli ha dato i natali alla scena mondiale”, ha affermato Olafur Eliasson.
Lui stesso ha vissuto un mondo intero al di là dei confini geografici e tradizionali, al di là degli studi e delle sue passioni, che lo hanno portato a viaggiare, a studiare storia dell’arte alla Middlesex University, a conseguire un Master of Arts presso la Royal College of Art benché esercitasse già come architetto. La sua creatività è stata quindi assorbita dall’architettura, da progetti all’inizio quasi casuali che ne hanno rivelato il talento e innescato un meccanismo che lo ha attirato inesorabilmente a sé, e che oggi dà lavoro a ben 70 dipendenti. Adjaye dirige infatti quattro atelier tra Londra, Berlino, New York e Accra, la capitale del Ghana; negli anni ha realizzato una cinquantina di progetti quali il Nobel Peace Center a Oslo (2005), il Museum of Contemporary Art a Denver (2007), la Moscow School of Management Skolkovo (2010) e lo Smithsonian National Museum of African American History and Culture (2016). È stato proposto come Architecture Innovator nel 2013 ed è stato recentemente selezionato per la progettazione del National Museum of African American History and Culture a Washington, D.C.
Il segreto del suo successo? L’armonia con cui guarda agli anni vissuti nel continente africano, i ricordi vividi legati al paesaggio, allo stile di vita all’aria aperta, gli spazi e la luce infiniti, che hanno sempre convogliato la ricerca in un equilibrio tra interno ed esterno, tra semplicità e forme ardite, tra innovazione e tradizione, anche in termini di materiali utilizzati. Le stesse che ritroviamo nelle quattro sezioni in mostra: Living Spaces, i progetti di Adjaye per le case private, Democracy of Knowledge, concentrato sui progetti pubblici, African Research e Europolis, sguardi aperti su zone del mondo.
Form, Heft, Material, è dunque una mostra preziosa, un approfondimento dedicato all’approccio unico dell’architetto, evidenziato attraverso venti esempi delle opere che ha costruito. “Sono entusiasta di portare Form, Heft, Material a Mosca, una città che è stata fondamentale per lo sviluppo del mio approccio al lavoro in diverse aree geografiche di tutto il mondo”, ha dichiarato Sir David Adjaye. “Garage è un’istituzione incredibile, la sua prospettiva internazionale e la capacità di stimolare il dialogo interdisciplinare ne fa un partner ideale. Sono onorato di essere parte dell’investimento culturale del museo in termini di approfondimento sull’architettura”.
@benedettabodo
David Adjaye: Form, Heft, Material
Garage Museum of Contemporary Art,Mosca
07 giugno – 30 luglio 2017
http://garagemca.org/en/exhibition/david-adjaye-form-heft-material
In occasione del secondo anniversario dalla sua apertura, il nuovo Garage Museum of Contemporary Art di Mosca, progettato da Rem Koolhaas, ha inaugurato una mostra degna dell’avvenirismo dei suoi spazi espositivi.