La scorsa settimana le polemiche circa la deludente performance economica dell’India hanno registrato un aumento di decibel inusuale, complici le bordate che l’amministrazione Modi ora riceve anche dalle fila del proprio partito.
In un durissimo commento pubblicato mercoledì 27 settembre su Indian Express, l’esponente del Bjp Yashwant Sinha ha espresso una valutazione fermamente negativa rispetto l’operato di Arun Jaitley, Ministro delle finanze considerato un «fedelissimo» del primo ministro Narendra Modi. Le esternazioni di Sinha, già Ministro delle finanze del governo Vajpayee (1998-2002) e personaggio di spicco del Bjp, hanno di fatto scoperchiato il vaso di Pandora del partito di maggioranza, fino a questo momento sempre «fiero e compatto» dietro alla leadership autoritaria di Narendra Modi.
Nonostante l’analisi di Sinha sia viziata da un chiaro risentimento personale per esser stato sostanzialmente «rottamato» dal nuovo corso imposto da Modi al partito, il campanello d’allarme per l’economia indiana suonava forte e chiaro già da almeno un mese. Lo scorso 31 agosto, infatti, l’Ufficio Centrale delle Statistiche (Cso) indiano aveva divulgato i dati relativi alla crescita del Pil nel trimestre aprile-giugno 2017, mostrando un misero +5,7%: sesto trimestre consecutivo di rallentamento, con oltre due punti percentuali netti persi rispetto al tasso di crescita dell’anno precedente (+7,9%).
Allargando la panoramica oltre la freddezza aritmetica, Sinha scrive: «Gli investimenti privati sono diminuiti come mai negli ultimi due decenni, la produzione industriale è al collasso, l’agricoltura soffre, le costruzioni – tra i principali settori di impiego – sono in bonaccia, il resto del settore privato procede nella corsia d’emergenza, le esportazioni latitano, settore per settore l’economia sta soffrendo, la demonetizzazione si è rivelata un disastro senza appello, il GST (Global Service Tax, l’Iva unificata nazionale entrata in vigore a luglio, ndt) pensato male e implementato peggio si è abbattuto sulle imprese mandandone molte a picco, milioni e milioni di persone hanno perso il posto di lavoro e sono ora di fronte alla penuria di nuove posizioni create nel mercato del lavoro». Una cartella clinica diametralmente opposta alla vulgata ufficiale del Bjp, che in risposta ai dati poco entusiasmanti di agosto aveva parlato di «tecnicismi» che l’esecutivo avrebbe corretto in corsa.
L’analisi impietosa offerta da Sinha riassume le criticità esposte alla spicciolata, in questi mesi, da esponenti dell’opposizione e dagli analisti più diffidenti rispetto alle medicine «amare ma necessarie» propinate dall’esecutivo Modi all’economia nazionale. Due su tutte, la demonetizzazione del novembre 2016 – che non ha sortito alcun effetto sulla lotta al «black money», tanto che di tutte le banconote ritirate (l’86 per cento della cartamoneta, nel novembre 2016), ne sono rientrate nel sistema oltre il 98 per cento – e l’implementazione del GST, l’Iva unificata nazionale: due misure che hanno colpito duramente l’economia informale indiana, ossia tutte le transazioni economiche in contanti e senza fattura (il 90% delle attività economiche nazionali) che di fatto tengono in piedi il Paese, ma che non sembra siano equilibrate da tangibili benefici futuri.
Il commento di Sinha ha dato la stura a, letteralmente, decine di analisi sullo stato dell’economia nazionale. Scroll.in ne ha raccolte dieci, da sinistra a destra, in cui si dice tutto e il contrario di tutto, dalla necessità di un pacchetto di stimoli economici – gira la cifra di 5000 miliardi di rupie (6,5 miliardi di euro) – al divieto assoluto di misure stimolanti, limitandosi alla cosiddetta «buona governance».
Ai dieci commenti ci permettiamo di aggiungerne un undicesimo, scritto da Diego Maiorano per The Wire, che ha il merito di contestualizzare l’episodico rallentamento dell’economia indiana all’interno di una tendenza nazionale consolidata: investire poco e nulla in educazione e sanità. Le cifre messe in fila da Maiorano – 40% di bambini malnutriti, 80% dei bambini dell’India rurale incapaci di fare una sottrazione a due cifre… – raccontano un’India reale in drammatica difficoltà, affetta da deficit strutturali che continuano a ostacolare le aspirazioni a super potenza globale espresse dalla propria élite. In una frase dell’economista Amartya Sen, riportata da Maiorano nel pezzo: «L’India è l’unico Paese al mondo a voler diventare una potenza economica globale con una manodopera insalubre e non istruita».
@majunteo
La scorsa settimana le polemiche circa la deludente performance economica dell’India hanno registrato un aumento di decibel inusuale, complici le bordate che l’amministrazione Modi ora riceve anche dalle fila del proprio partito.