Paura e confusione non aiutano a combattere il virus.
Il primo vaccino sperimentale contro il virus Ebola, scriveva nel maggio 2002 il New Scientist, “sarà sperimentato sugli esseri umani entro 18 mesi”.
Era passato meno di un anno dagli attacchi al Pentagono e al World Trade Center. La polvere delle Torri gemelle non si era ancora posata e agli occidentali il mondo sembrava un crogiuolo di minacce nuove e inaspettate.
Il vaccino doveva essere sviluppato per medici, militari e operatori umanitari americani, ma – scriveva la rivista scientifica – ‘i ricercatori sperano di poter mettere il vaccino a disposizione anche della popolazione nei paesi dell’Africa centrale, dove si registrano modesti casi di contagio’.
Quell’anno il virus aveva ucciso una cinquantina di persone in Gabon.
Fino a oggi, il virus Ebola non è mai stato utilizzato per attentati, come invece è stato tentato con le famose lettere all’antrace spedite in Usa da autori ancora ignoti.
Le tentazione però c’era. Anthony Fauci, direttore dell’Istituto nazionale americano per le malattie infettive, ha detto al Congresso che i primi tentativi di ‘controllare’ il virus li aveva fatti l’Unione sovietica, nei suoi progetti di guerra biologica, ma senza successo.
Nel 1992 la setta giapponese Aum Shinrikyo aveva provato a impadronirsi di colture del virus, spedendo nello Zaire un team di 40 persone. Ufficialmente la squadra di medici doveva dare aiuto contro l’epidemia: nei fatti volevano mettere le mani sul virus per portarlo in patria, e usarlo come arma. Il tentativo è fallito.
Ma il pericolo è naturale o artificiale, e nonostante gli elementi positivi dal punto di vista medico e scientifico, la minaccia del virus mortale continua a farsi largo nell’immaginario collettivo occidentale.
A Rabat le autorità sportive marocchine hanno deciso di ritirare la disponibilità a ospitare la Coppa d’Africa di calcio, preferendo affrontare le sanzioni della federazione calcistica piuttosto che un improbabile arrivo del virus attraverso atleti e tifosi.
Piloti e hostess chiedono di evitare i voli nei paesi a rischio, le prenotazioni turistiche su mete africane sono crollate ovunque. Dappertutto si incrementano la prevenzione e i controlli sanitari, anche se gli specialisti sono scettici sulla reale opportunità delle misure.
Il virologo John Sydney Oxford, della London University, esprime le sue critiche senza mezzi termini: “Si parla di maggiori controlli in aeroporto, ma non servono… Si finisce per provocare solo paura e confusione. Il modo migliore per affrontare Ebola è dichiarare guerra al virus e andare a combatterlo alla fonte, ossia in Africa Occidentale”.
Non è il ritorno della morte nera, una piaga che punisce per peccati collettivi, in realtà poco identificabili se non nella fantasia dei più spaventati. Nella Bibbia la peste dell’antichità aveva sterminato i Filistei, colpevoli di aver rubato l’Arca dell’alleanza. Negli incubi di Europa e America l’Ebola appare pronto a colpire chiunque abbia peccato. E l’unica accusa possibile sembra essere la “troppa apertura” verso popoli diversi.
Paura e confusione non aiutano a combattere il virus.