Il 2014 è un anno di svolta per l’Europa. Su tutti, due sono i fattori che imprimeranno tale svolta: il completamento dell’Unione bancaria, con il varo del Meccanismo unico di risoluzione (SRM); il rinnovamento delle istituzioni europee, a partire dalle elezioni europee del prossimo maggio.
Il varo del SRM
Il progetto dell’Unione bancaria è, al contempo, la maggiore riforma varata dall’Europa in risposta alla crisi, ed uno dei passi in avanti più importanti per il progetto di integrazione europea.
– Questo passo si è reso necessario considerando il ruolo centrale giocato dal settore bancario nella crisi, che ha mostrato come l’Eurozona abbisognasse di una governance in cui supervisione e risoluzione delle crisi siano esercitate allo stesso livello in cui opera il mercato finanziario, ossia al livello europeo;
– Esso rappresenta un salto in avanti per l’integrazione finanziaria tra i Paesi dell’Eurozona (anche se aperto all’adesione degli altri Paesi UE non euro), con importanti risvolti in termini di integrazione fiscale (basti pensare alle discussioni in corso sul backstop pubblico) e, inevitabilmente, politica, visto che, a fronte di una consistente cessione di sovranità a favore di “meccanismi” europei di supervisione e risoluzione, alla già esistente interrelazione economica tra i Paesi in questione si va ad aggiungere una più stretta interrelazione giuridica.
– In particolare, ’l‘SRM, pur al netto dei limiti della soluzione di compromesso che si va profilando tra Parlamento e Consiglio, introduce una innovazione “rivoluzionaria”: un fondo unico, che mutualizza efficacemente gran parte del rischio derivante dalle crisi bancarie. Mutualizzazione che sarà ancora più rilevante se l’SRM, come auspichiamo, sarà completato da un backstop pubblico fiscalmente neutro, quale garanzia di ultima istanza utile a rimuovere ogni dubbio sul finanziamento della risoluzione. Si prevede infatti che, ove il bail-in di azionisti e creditori – altro principio “rivoluzionario” introdotto con la direttiva in materia di risanamento e risoluzione delle banche in difficoltà, prossima all’entrata in vigore, – non bastasse, ove risorse private non fossero disponibili o non lo fossero tempestivamente, né fossero disponibili/sufficienti per garantire la copertura dei costi della risoluzione le risorse del fondo unico, a quel punto, come extrema ratio, interverrebbe il backstop.
– Last but not least, va sottolineato come dell’Unione bancaria non beneficeranno solo le banche. Infatti, essa:
1) andrà a vantaggio dei contribuenti, sui quali non graverà più il peso dei salvataggi delle banche in difficoltà (v. principio del bail-in supra)
2) avrà effetti positivi per la concorrenza nel Mercato interno;
3) favorendo l’integrazione finanziaria, contribuirà a ripristinare il corretto funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria e, quindi, a migliorare le condizioni di finanziamento all’interno dell’Unione monetaria ed a stimolare la crescita; nonché a rafforzare la competitività economica dell’Europa nell’arena globale;
4) consentendo una migliore gestione dei rischi nel settore finanziario, assicurerà una maggiore stabilità finanziaria della zona euro, con benefici diretti per la UE e più in generale per l’economia globale.
I maggiori rischi collegati alla Unione bancaria mi pare riguardino l’ipotesi che il compromesso tra Parlamento e Consiglio partorisca un SRM:
– dotato di un processo decisionale poco efficiente perché a) politicizzato (vista l’invadente presenza di Consiglio ed autorità nazionali in esso), e dunque b) con troppi “protagonisti” (Board, BCE, Commissione, Consiglio, autorità nazionali) e c) concentrato più che sul perseguimento dell’interesse europeo ma sul bilanciamento degli spesso divergenti interessi nazionali;
– dotato di un fondo che diverrà unico solo dopo un lungo periodo di mutualizzazione dei compartimenti nazionali in cui sarà inizialmente diviso (8/10 anni) – per tale motivo auspichiamo che il suddetto periodo possa essere il più ridotto possibile (almeno a 5 anni);
– non dotato sin da subito di un backstop pubblico adeguato (v. sopra).
Con la nuova legislatura, oltre l’Unione bancaria
Il 2014 vedrà un profondo rinnovamento delle proprie istituzioni. Il momento forse più importante e significativo – anche perché anticipa e in molti casi “avvia” il rinnovo di tutte le altre cariche – sono le elezioni europee di maggio [v. allegato 2 per il calendario dettagliato]. La nuova legislatura porta con sé rischi e opportunità.
– A proposito dei rischi, questa tornata elettorale vedrà i cittadini europei esprimere il loro giudizio sull’Europa, dopo anni in cui hanno sentito parlare di Europa in maniera perlopiù negativa, come la responsabile della crisi finanziaria, economica e sociale, nonché delle politiche d’austerity, lontana dai bisogni dei cittadini, etc. È in questo contesto, che è maturato e sta maturando una affermazione elettorale di populisti ed euroscettici (di destra e sinistra), che avrà numeri unici nella storia delle elezioni europee.
– A proposito delle opportunità, l’unico modo per lottare contro i populismi è offrire una visione europea per il futuro. E su questo tema ci si dovrebbe confrontare nella prossima campagna elettorale per le europee. La prossima legislatura si dovrebbe dedicare ad un processo ambizioso di riforma che miri a dotare l’Europa di ciò che le è necessario per essere protagonista sulla scena globale. In questo contesto, sarà necessario andare oltre l’Unione bancaria, che, per quanto fondamentale, rappresenta soltanto uno dei “building blocks” di un progetto complessivo di riforma e completamento dell’Unione economica e monetaria. Il quale per essere completato richiede un’ulteriore:
– integrazione fiscale: un processo di integrazione fiscale, che porti all’istituzione di una vera e propria Unione fiscale in seno all’Eurozona. In primo luogo è fondamentale centralizzare la politica fiscale con un sostanziale e vincolante trasferimento di sovranità fiscale dal livello nazionale a quello europeo. Il bilancio comunitario dovrebbe essere rafforzato. Si dovrebbero, al contempo, aumentare risorse e materie di competenza. Si potrebbe, inoltre, pensare ad un bilancio federale light.
– Integrazione delle politiche economiche, andando al di là di un mero coordinamento delle politiche nazionali.
– rafforzamento della legittimità democratica della stessa Unione, delle sue istituzioni e del suo processo decisionale.
I leader europei – insieme alle rinnovate istituzioni europee, forti del loro nuovo mandato – dovrebbero fissare quanto prima le tappe di questo processo di riforma, chiarendo l’obiettivo finale che intendono raggiungere. Senza progettualità e chiarezza il porgetto europeo non può essere credibile. Né ci si può attendere sostegno da parte dei cittadini. L’esito finale di questo processo “a tappe” dovrebbe essere l’Unione federale, unica soluzione capace di dotare l’Europa della capacità politica necessaria a controbilanciare la sua potenza economica ed a operare da protagonista sulla scena globale.
Il 2014 è un anno di svolta per l’Europa. Su tutti, due sono i fattori che imprimeranno tale svolta: il completamento dell’Unione bancaria, con il varo del Meccanismo unico di risoluzione (SRM); il rinnovamento delle istituzioni europee, a partire dalle elezioni europee del prossimo maggio.