Il conservatore indù promette un futuro “luminoso” al Paese.
Ora che Narendra Modi è ufficialmente il nuovo Primo ministro indiano, ripercorrere i mesi della campagna elettorale più spettacolare e costosa della storia del Subcontinente – 5 miliardi di dollari complessivi – rende bene la misura dell’impresa compiuta dal machiavellico ex Chief Minister del Gujarat. Proiettato come “uomo della provvidenza”, l’India vede in Modi un leader con le caratteristiche del demiurgo in grado di plasmare il futuro che verrà.
La “Modi Wave”, la marea che ha investito la politica nazionale e travolto in una sconfitta senza precedenti l’Indian National Congress (INC) della dinastia Nehru-Gandhi, ha iniziato a montare lenta e inesorabile nel settembre 2013, quando dalla lotta intestina tra le fazioni interne del Bharatiya Janata Party (BJP, il “Partito del Popolo”) è emersa la candidatura di Modi a portabandiera del partito della destra nazionalista indù.
Sistemati gli oppositori interni, Modi ha avuto campo libero per impostare una campagna elettorale disegnata a propria immagine e somiglianza: una maratona di comizi in ogni angolo del Paese sostenuta da una presenza solida sui media e sui social network, arricchita da novità come gli ologrammi 3D, commissionati a un’azienda inglese, la Musion Das Hologram, nota per avere creato la tecnologia che ha riportato “in vita” il cantante Michael Jackson.
Se vuoi leggerlo tutto, acquista il numero in pdf per soli 3 euro.
Il conservatore indù promette un futuro “luminoso” al Paese.
Ora che Narendra Modi è ufficialmente il nuovo Primo ministro indiano, ripercorrere i mesi della campagna elettorale più spettacolare e costosa della storia del Subcontinente – 5 miliardi di dollari complessivi – rende bene la misura dell’impresa compiuta dal machiavellico ex Chief Minister del Gujarat. Proiettato come “uomo della provvidenza”, l’India vede in Modi un leader con le caratteristiche del demiurgo in grado di plasmare il futuro che verrà.