Continuano i combattimenti in diverse parti dell’Iraq, mentre i bombardamenti americani, iniziati l’8 agosto scorso, hanno superato quota 1100 (conpreso anche quelli avvenuti sul territorio siriano). Gli obbiettivi centrati sono oltre 2300 e comprendono edifici, postazioni di combattimento, mezzi e “obbiettivi legati al mercato nero petrolifero” dello Stato Islamico.

L’aggiornamento sul terreno del 1° dicembre scorso, fornito dall’Institute for the Study of War, evidenzia però che la battaglia si sta continuando a combattere su diversi fronti e senza particolari cedimenti da parte dei miliziani di Abu Bakr al-Baghdadi. L’Isis non soltanto mantiene le posizioni, ma riesce anche ad attaccare, come è successo al valico di frontiera di al-Walid, dove un gruppo di miliziani proveniente da Rutba, 160 km a est di al-Walid, ha ucciso 16 guardie di frontiera irachene e ne ha ferite altre quattro, portandosi via armi e veicoli.
Anche in questo caso l’esercito iracheno si è dimostrato non all’altezza del suo compito. Inefficiente, guidato da incompententi e non professionale, tanto che il Primo Ministro Haydar Jawwad al-Abadi ha rimosso 24 alti gradi delle forze di sicurezza. L’ultimo scandalo che ha coinvolto l’esercito rivela una corruzione endemica al suo interno. Il Premier nei giorni scorsi ha rivelato che, a seguito di verifiche e controlli, sono spuntati almeno 50mila soldati ‘fantasma’, ovvero che esistono solo sulla carta. Nomi falsi o di persone morte o non in servizio, utilizzati da comandanti di brigata e ufficiali per incassare i loro stipendi.
Una truffa che è costata al Paese, secondo una stima al ribasso, almeno 380 milioni di dollari all’anno. Soldi che indirettamente sono stati rubati agli Stati Uniti, visto che dal 2003 al 2011, hanno investito circa 20 miliardi di dollari in vari fondi destinati all’addestramento e al miglioramento dell’Esercito Iracheno.
Così si spiega anche la vergongosa fuga dell’esercito da Mosul, che sulla carta doveva avere a sua difesa almeno 25mila uomini ma che, nella pratica, ne aveva sul terreno meno di diecimila.
Dall’altra parte del confine, in Siria, gli Usa stanno valutando di aprire un nuovo fronte nella guerra aerea contro lo Stato Islamico al fine di creare una zona cuscinetto lungo il confine turco. La ‘buffer zone’ dovrebbe servire per facilitare i movimenti delle forze ribelli siriane moderate sostenute dagli Usa e creare un collegamento tra le varie enclave curde, sotto attacco da parte dell’Isis. Al progetto parteciperebbero anche i turchi, che metterebbero così piede per la prima volta sul terreno siriano, Le forze speciali turche avrebero il compito di assistere i ribelli e fare intelligence sul territorio.
Ovviamente questo progetto si va a scontrare con la richiesta dei curdi di non permettere nessun ingresso dei militari turchi sul teritorio curdo-siriano, contrasto che potrebbe risolversi lasciando fuori dalla zona cuscinetto proprio i cantoni autonomi curdi di Efrin, quel che resta di Kobane e Cyzre, i quali si trovano proprio lungo la frontiera turco-siriana ma non sono collegati l’uno con l’altro.
In cambio della buffer zone ai turchi, gli americani avrebbero accesso alla base militare di Incirlik per i propri velivoli (droni compresi), velivoli che adesso sono costretti a far partire dalle loro basi militari nel Golfo Persico.
A Kobane intanto lo scorso 29 novembre è stato respinto un sanguinoso attacco compiuto da diverse centinaia di miliziani dell’Isis (tra cui un commando di 200 ceceni) che hanno utilizzato kamikaze alla guida di veicoli imbottiti di esplosivo per riuscire ad aprire un varco nelle forze dell’Ypg/Peshmerga e Fsa. L’attacco è avvenuto a sopresa proprio dalla zona del valico di confine (quindi a nord della città), lungo la ferrovia che scorre lungo la linea di frontiera. Secondo l’Osservatorio per i Diritti Umani in Siria, sarebbero rimasti uccisi nell’attacco cinquanta jihadisti, undici soldati dell’Ypg e uno dell’Fsa.
Continuano i combattimenti in diverse parti dell’Iraq, mentre i bombardamenti americani, iniziati l’8 agosto scorso, hanno superato quota 1100 (conpreso anche quelli avvenuti sul territorio siriano). Gli obbiettivi centrati sono oltre 2300 e comprendono edifici, postazioni di combattimento, mezzi e “obbiettivi legati al mercato nero petrolifero” dello Stato Islamico.