Quando i jihadisti dell’Isis, lo Stato islamico guidato dal califfo Abu Bakr Al-Baghdadi, hanno deciso che era arrivato il momento di marciare alla conquista della Siria e dell’Iraq avevano già in mente una strategia economica ben precisa.
L’Isis alla conquista dell’acqua.
Avevano già alle spalle ingenti finanziamenti in dollari, ma soprattutto volevano prendere il controllo delle risorse del territorio. E così, hanno conquistato i silos con le riserve di grano e hanno combattuto per il controllo dell’acqua, per avere le città sotto scacco anche nelle zone dove non sono presenti. Di fatto, l’Isis, ha preso il controllo delle dighe di Falluja e Sudur, a Nord di Baghdad e controlla le alture dei grandi fiumi Tigri ed Eufrate, che scorrono dalla Turchia fino al Golfo e da cui dipendono Siria e Iraq.
La Turchia potrebbe essere fondamentale nella gestione delle risorse idriche.
Nella gestione delle risorse idriche ha un ruolo importante anche la Turchia che, al contrario dell’immobilismo visto in questi giorni a Kobane contro i jihadisti dello Stato islamico, qualche settimana fa aveva chiuso alcune dighe dell’Eufrate causando una carenza di quelle risorse usate dagli uomini di Al-Baghdadi per vivere. Sia in Iraq che in Siria. Dopo che il governo di Erdogan ha sbarrato l’acqua sul suo territorio, il livello dell’acqua del Lago Assad – il bacino artificiale lungo il corso del fiume Eufrate creato dopo la costruzione della diga di Tabaqa, nel 1973 – si è abbassato di circa sei metri. Però gli uomini del califfato se ne sono subito accorti e infatti, immediatamente, hanno minacciato il governo di Ankara di intervenire dall’interno, con l’aiuto di affiliati turchi.
Le risorse come arma.
In diversi villaggi gli uomini di Abu Bakr Al-Baghdadi hanno tagliato l’elettricità e hanno chiesto un pagamento di 3.500 dollari per riattivarla. E questa è solo l’ultimo attacco attraverso le risorse fatto dai jihadisti. Ad aprile, infatti, l’Isis ha chiuso i rubinetti della diga di Falluja – nella provincia sunnita di al Anbar – per lasciare a secco gli abitanti sciiti dei villaggi nel sud dell’Iraq. Ed ancora, nel settembre appena passato, hanno tagliato le forniture idriche nella zona di Balad Ruz, nella provincia di Diyala, a nord di Baghdad, grazie al controllo della piccola diga di Sudur.
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