Una teoria affascinante serpeggia tra gli osservatori. Con la perdita della Crimea e di parte del Donbass, l’Ucraina potrebbe trovare la giusta dimensione di uno Stato europeo orientato a Ovest e integrato nell’Alleanza atlantica.
Quella di ridimensionare il territorio di uno Stato, di cedere dei territori con un ritaglio strategico dei confini, non è per forza un’idea sbagliata. Ian Lustick, docente di Relazioni internazionali comparate alla University of Pennsylvania, è uno dei fautori della teoria del «Right-sizing», trovare la giusta dimensione territoriale di uno Stato. «Benché sia pericoloso e solitamente sbagliato cambiare i confini di una nazione quando sono ormai stabiliti e accettati come stabili e naturali», dice Lustick in un’intervista per il World Affairs Journal, «ci sono casi in cui alterare l’estensione e la forma geografica di uno Stato è la cosa giusta da fare per il bene della nazione e del popolo che si identifica con esso».
È il caso dell’Ucraina? «I fattori chiave sono la distribuzione del potere e dell’opinione pubblica in Russia, Ucraina, Crimea e Donbass da un lato, e la distribuzione del potere e dell’opinione pubblica internazionale», continua Lustick. «Alla luce di questi fattori ci dovremmo chiedere quale assetto territoriale offre le maggiori possibilità – o anche le ragionevoli possibilità – di essere accettato come “naturale” e quindi stabile e non soggetto a conflitti armati in futuro».
Il disimpegno in Donbass
Alexander J. Motyl, professore di scienze politiche alla Rutgers University, è da tempo un fautore di questa teoria. L’Ucraina farebbe bene a lasciare andare il Donbass e la Crimea per sempre.
«Gli Ucraini dovrebbero dovrebbero smettere di pensare a quei territori come “loro”. Devono smettere di pensarli come vitali per la nazione ucraina», scrive Motyl sul suo blog. Il docente di origini ucraine è convinto che solo smettendo di impegnare così tante risorse politiche nel trovare una soluzione alla guerra, l’Ucraina potrà concentrarsi sulle cose più importanti da fare a casa, come le riforme dell’economia. «Trasformare l’Ucraina in uno Stato forte è la condicio sine qua non per resistere alle aggressioni di Putin, presente e future».
In quest’ottica, il disimpegno in Donbass e l’abbandono di ogni pretesa di riconquista della Crimea si tradurrebbero in un ridimensionamento positivo del territorio ucraino, nel senso di Lustick. L’Ucraina si potrebbe trasformare definitivamente da un Paese con due anime, affetto da uno strabismo geopolitico che l’ha afflitta nel ventennio dell’indipendenza postsovietica, in un’entità più compatta, che si riconosce in un’identità comune e che occupa un posto definito nella mappa del continente. «Più a lungo dura la guerra, più a lungo le repubbliche separatiste continuano a vivere come enclavi, tanto più l’Ucraina sarà divisa, volente o nolente, in due distinte e separate entità».
Gli accordi di Minsk
A volerla vedere così, gli accordi di pace di Minsk sono un’arma a doppio taglio. Se prevedono un impegno dalla parte di Kiev a trovare uno status autonomo dei territory all’interno dello Stato, dall’altra parte non possono costringere Putin a rinunciare al controllo sul confine russo-ucraino. «Un fallimento pianificato delle elezioni in Donbass come via d’uscita per la pace è l’opzione che va più nell’interesse dell’Ucraina», scrive Motyl.
L’obiettivo di Putin, in un modo nell’altro, è la distruzione dell’Ucraina come Stato. E la Russia ha tutto il potenziale economico e militare per farlo, eppure secondo George Woloshyn, analista della Casa bianca, il bilancio da parte ucraina finora non è del tutto negativo: «Il Cremlino ha sottostimato la resistenza al progetto della Novorossija e ora valuta i rischi con più cautela. L’Ucraina ha resistito al suo assalto, ha in larga parte ridotto la propria dipendenza dalla Russia e oggi Kiev è più determinata che mai a integrarsi con l’Occidente».
Secondo Motyl, in definitiva, costringere la Russia a sopportare tutti i costi dell’occupazione è l’arma più efficace nelle mani dell’Ucraina nella guerra con Putin. «Il totale disimpegno da quei territori può solo aumentare il conto per la Russia».
@daniloeliatweet
Una teoria affascinante serpeggia tra gli osservatori. Con la perdita della Crimea e di parte del Donbass, l’Ucraina potrebbe trovare la giusta dimensione di uno Stato europeo orientato a Ovest e integrato nell’Alleanza atlantica.