Il periodico Oggi è uscito questa mattina con, cito, “il documento inedito che potrebbe scagionare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone”. Trattasi di bufalaccia già smontata anni fa, ma visto che in molti me l’avete segnalato via Twitter e Facebook, facciamo un ripasso agile qui.

L’articolo è a firma di Chiara Giannini, collaboratrice di Oggi e di Libero che nelle ultime settimane ha ricominciato a propinare le strampalate tesi della premiata ditta Di Stefano – Tronconi, sostenute in passato da Toni Capuozzo. Per i molti che seguono la vicenda dall’inizio, questi nomi non risulteranno di certo nuovi ma purtroppo sì, siamo ancora fermi lì.
La tesi esposta è la seguente (copio estratti dal pezzo che vedo nella versione online di Oggi):
Si tratta della e-mail con la quale il comandante della Enrica Lexie (sulla quale Massimiliano Latorre e Salvatore Girone erano imbarcati), comunica all’armatore Fratelli D’Amato, ma anche alla nave militare Grecale e al marittime Security Centre Horn of Africa e all’United Kingdom Marine Trade operations, l’avvenuto incidente con un possibile barchino di pirati.
La mail, infatti, è stata spedita alle 19.15 (ora dell’India) e fa riferimento a un’aggressione operata da sei persone armate intorno alle 16. L’armatore del peschereccio S. Antony sul quale persero la vita due pescatori ha sempre raccontato che gli spari li colpirono alle 21.30 (sempre ora indiana).
Il documento spedito a caldo dal comandante, scrive Oggi, prova dunque che si tratta di due incidenti diversi. Girone e Latorre non avrebbero mai incrociato il peschereccio. Ora la loro sorte potrebbe non essere più appesa a un filo.
Tutto chiaro? Bene, ora per punti svisceriamo le imprecisioni della ricostruzione di Giannini.
La mail non era inedita.
Ne ho un’immagine in una cartella sul desktop dal 9 luglio del 2013, me la passò lo stesso Toni Capuozzo dopo che un suo servizio sui marò venne trasmesso in un’edizione del Tg5. Il pezzo, in sostanza, riporta la medesima tesi di Capuozzo/Tronconi/Di Stefano, già contestata prima su l’Espresso e poi sul blog Giap.

Freddy non ha sempre raccontato che gli spari colpirono il peschereccio alle 21:30.
Veramente non l’ha mai detto in alcuna dichiarazioni ufficiale, né alla stampa né agli inquirenti. Addirittura sempre su Oggi, il 3 marzo 2012, era comparsa un’intervista rilasciata da Freddy a Fiamma Tinelli (documento sul quale non metterei due mani sul fuoco, però utile nel merito stretto delle deposizioni di Freddy), in cui si legge:
Avevamo lavorato tutta la notte, fino a metà mattina. I miei uomini erano stanchi e si erano messi a dormire. Il mare era calmo, il sole forte. A un certo punto, saranno state le quattro e un quarto del pomeriggio, anch’io ho sentito il bisogno di chiudere un po’ gli occhi. Così ho chiesto a Valentine, il mio secondo, di prendere il timone, e mi sono sdraiato accanto a lui. Era tutto tranquillo. Intorno c’era solo silenzio. E una petroliera che si muoveva lenta». Freddy, però, non fa in tempo ad addormentarsi. Appena chiude gli occhi, sente uno strano rumore, «come un tonfo sordo». Quando li riapre, Valentine è a terra, a pochi centimetri da lui. «Ho temuto che avesse avuto un infarto, e ho chiamato gli altri: “Presto, venite, Valentine sta male”. Ma appena mi sono avvicinato ho visto tutto quel sangue che usciva dal naso e dall’orecchio, continuava a colare. E Valentine aveva un buco nella testa, proprio qui, sulla tempia, un buco nero, e io mi chiedevo: “Perché c’è questo buco, perché perde tutto questo sangue?”. È stato allora che hanno ripreso a sparare. Sparavano dalla nave, dalla petroliera, in due. Ho gridato “state giù, state giù!”. E tutti ci siamo nascosti. Tutti, tranne Ajesh».
Quindi, senza tirare in ballo le dichiarazioni rilasciate sulla stampa indiana, solo andando a spulciare nell’archivio di Oggi abbiamo trovato una prova che smentisce quel “sempre” iniziale. L’orario dell’incidente, per quanto ci è dato sapere dai documenti depositati in tribunale (Alta Corte del Kerala prima, Cort suprema indiana poi) è le 16:30 del 15 febbraio, ora locale.
Allora da dove viene fuori l’orario considerato da Giannini?
Giannini, come Capuozzo/Tronconi/Di Stefano prima di lei, si riferisce a una registrazione di un’intervista a caldo fatta dall’emittente televisiva Venad News sulla quale molto si è dibattuto. Tradotta dal malayalam (lingua parlata in Kerala, che pare Freddy parli con influenze tamil), Freddy effettivamente dice “alle 21:30”, su questo siamo d’accordo.
Ma prendere per oro colato quella dichiarazione reputo sia un errore, come ho avuto modo di far notare a Capuozzo in uno scambio di lettere ospitato su l’Espresso.
Quando avevo avanzato l’ipotesi che Freddy stesse “straparlando”, magari sotto shock, in quanto la notizia degli spari contro il peschereccio era già stata lanciata dai media indiani almeno dalle 20:00 ora locale, Capuozzo si difese sostenendo che l’orario della breaking news del Times of India fosse stato modificato a posteriori per far tornare tutto il complotto ordito dall’India per accusare falsamente i marò.
Precisamente, quotando dalla lettera di Capuozzo all’Espresso, dice:
Dal pezzo di Miavaldi si può risalire a quella notizia, così datata: 15 febbraio ore 8.04. Ma se guardate i commenti, che alle otto di sera dovrebbero essere una valanga, vedete che il primo è di un certo Alwyn alle 11.36. Guarda caso, pochi minuti dopo le dichiarazioni del capitano del peschereccio alla televisione. Siccome non è difficile cambiare l’ora di una breaking news, forse è questo quello che è stato fatto al Times of India. Dimenticandosi, purtroppo per loro, di cambiare l’ora dei commenti, e lasciando così cadere nel vuoto una tragica notizia, senza nessuno che la raccolga.
Nella mia risposta, sempre sulle pagine online del settimanale, ho provato a spiegarmi un po’ meglio.
Il vicedirettore del Tg5 sostiene che gli spari contro il peschereccio St. Anthony siano arrivati dalla petroliera greca intorno alle 21:30. L’Olympic Flair, sappiamo dalla denuncia che lei stessa avanza alle autorità intorno alle 22:20, si trovava a poche miglia nautiche dal porto di Kochi: la posizione è confermata dall’International Chamber of Commerce – International Maritime Bureau e dall’International Maritime Organization, che inseriscono l’evento nei propri database (pubblici).
Il peschereccio doveva quindi trovarsi da quelle parti, per entrare nell’ipotetica traiettoria di tiro dei greci, e ci si troverebbe alle 21:30. Quindi, con due membri dell’equipaggio feriti a bordo, Freddy deciderebbe inspiegabilmente di dirigersi non verso il porto più vicino, Kochi, ma di fare rotta verso sud e tornare a Neendakara, nei pressi di Kollam, dove attracca alle 22:40, pronto a pronunciare la dichiarazione che Capuozzo utilizza come base della sua tesi, alle 23.
Kochi e Kollam distano, in linea d’aria, più o meno 125 km . Un volo di linea sulla tratta Kochi-Kollam impiega 48 minuti ad arrivare a destinazione, mentre lo stesso tragitto viene coperto, via terra, in almeno quattro ore.
La velocità massima di un peschereccio come il St. Anthony, mi dicono, si aggira intorno agli 8 nodi; approssimando per eccesso, equivalenti a 15 km/h. Per raggiungere Kollam partendo dai pressi del porto di Kochi sarebbero state necessarie – approssimiamo – almeno 8 ore, mentre Capuozzo posiziona il St. Anthony nei pressi di Kochi alle 21:30 e, magicamente, ricompare a Kollam un’ora e un quarto dopo.
Se sull’attendibilità del Times of India possiamo avere delle divergenze d’opinione, forse sulla fisica e sulla geografia ci potremmo trovare d’accordo. A fugare ogni accusa al Times of India, ecco qui l’istantanea dell’articolo scattata da WebArchive – archivio delle cache – proprio il 15 febbraio 2012. Il primo commento è di Kalyug (Usa) alle 8:55 pm.
Oggi come allora, nessuno ha mai risposto a queste obiezioni, mentre molti – compresa Giannini – continuano a divulgare notizie da distrazione di massa che non aggiungono nulla alle indagini e, soprattutto, non aiutano la causa dei fucilieri Latorre e Girone.
@majunteo
Il periodico Oggi è uscito questa mattina con, cito, “il documento inedito che potrebbe scagionare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone”. Trattasi di bufalaccia già smontata anni fa, ma visto che in molti me l’avete segnalato via Twitter e Facebook, facciamo un ripasso agile qui.