Lo scorso mercoledì il Sun, uno dei giornali più letti nel Regno Unito, ha sollecitato gli anglosassoni ad essere “Uniti contro IS” e ha lanciato una campagna con lo scopo di unire le comunità nella lotta contro l’estremismo. Il giornale ha dedicato sette pagine alla campagna e ha incluso un inserto ritagliabile con la frase “Uniti contro IS” sullo sfondo della bandiera britannica, cosicché i lettori possano farsi delle foto mentre tengono il ritaglio in mano e pubblicarle sui social network in sostegno della campagna.

La campagna del Sun è in linea con quella di Inspire, un’organizzazione non governativa che combatte l’estremismo e la disuguaglianza di genere. La campagna Making A Stand di Inspire è indirizzata alle donne musulmane ed è finalizzata a rivendicare la propria fede da quella dei cosiddetti Islamici dell’IS. In particolare, le campagne vogliono impedire il reclutamento di altri giovani britannici sedotti dalla propaganda dell’IS. L’editorial del Sun dice: “Dobbiamo aiutare a sconfiggere l’ideologia perversa dell’IS e fermare il flusso di anglosassoni alla foce… Per prima cosa, non dobbiamo lasciare che l’islamofobia impervi. Il successo delle milizie dell’IS gonfia il numero di coloro che li sostengono, i quali sono in realtà una minoranza”. La direttrice di Inspire, Sara Khan, che ha partecipato al servizio del Sun, ha dichiarato: “Noi ci opponiamo all’IS e all’estremismo. Vediamo in che modo i giovani sono radicalizzati e temiamo che i nostri figli siano i prossimi”.
L’iniziativa del Sun ha ricevuto sostegno da parte di molti, fra cui il Primo Ministro David Cameron, tuttavia c’è chi è contrario.
Mentre in generale si riconosce che l’estremismo è combatte meglio con l’inclusione e la tolleranza, c’è chi dubita che la campagna del Sun stia adoperando questi mezzi. Infatti, il problema è che nonostante il Sun abbia indirizzato la campagna agli “anglosassoni d’ogni fede”, la foto in copertina di una donna musulmana con indosso una bandiera britannica a mo’ di hijab inevitabilmente palesa che l’IS viene associato con tutti i musulmani.
Perciò la campagna è in realtà indirizzata principalmente ai musulmani nel Regno Unito, e non è possibile assumere che siano contrari all’IS a meno che non lo specifichino apertamente. Il che in pratica è come dire che tutti i membri del clero molestino minori salvo che non provino esplicitamente il contrario.
Queste supposizioni sono semplicemente assurde, eppure s’intuisce che copertina del Sun implica che i musulmani sono automaticamente sospettati di simpatizzare con i terroristi e che sono obbligati a provare la loro innocenza e lealtà al Regno Unito. Infatti, anche la loro nazionalità viene messa in discussione.
Come Nesrine Malik del Guardian ha osservato: “Ciò non vuol dire che i musulmani non debbano condannare lo Stato Islamico. Molto lo fanno e lo hanno detto. Ma venire richiesti di farlo è diverso. E che ciò venga connesso alla tua nazionalità tramite la bandiera britannica implica una minaccia. Significa che ci sono delle condizioni necessarie per avere quella nazionalità che non sono richieste ad altri”. Il rischio è ora che la campagna venga percepita come un obbligo per i musulmani di difendersi, di chiedere scusa per qualcosa che non hanno fatto, e, infine, che possa dare luogo a, come dice Nesrine Malik, “una forma difensiva di identità religiosa, che aliena e marginalizza ancora di più”.
Lo scorso mercoledì il Sun, uno dei giornali più letti nel Regno Unito, ha sollecitato gli anglosassoni ad essere “Uniti contro IS” e ha lanciato una campagna con lo scopo di unire le comunità nella lotta contro l’estremismo. Il giornale ha dedicato sette pagine alla campagna e ha incluso un inserto ritagliabile con la frase “Uniti contro IS” sullo sfondo della bandiera britannica, cosicché i lettori possano farsi delle foto mentre tengono il ritaglio in mano e pubblicarle sui social network in sostegno della campagna.