La Cina risponde al G7, rimanda al mittente le critiche che arrivano soprattutto da Stati uniti e Giappone, ancora una volta, e specifica la scarsa rilevanza internazionale di questi incontri tra i grandi.
Il G7 ha saputo trovare una sua unità non solo sull’Ucraina, ma anche sulle questioni relative alle contese territoriali nelle zone del mar cinese orientale e del mar cinese meridionale. Assente la Russia, a Pechino è mancato l’alleato capace di mitigare le volontà critiche contro la Cina di Stati uniti e Giappone. Putin era assente ufficialmente, perché in realtà ha effettuato diversi incontri bilaterali, ma è innegabile che questo round del G7 sia stata una risposta molto forte di Usa ed Europa a Cremlino e Pechino, specie alla luce del recente accordo sul gas tra i due paesi.
In particolare i paesi del G7, hanno espresso «profonda preoccupazione per le tensioni marittime tra Pechino e i suoi vicini asiatici», invitando a risolvere le dispute sulla base del diritto internazionale. Non proprio un invito al dialogo con la Cina, ben sapendo che su questi argomenti la dirigenza di Pechino è particolarmente agguerrita, perché ne va anche della cura di quei sentimenti «nazionalisti» che specie nella contesa con Giappone e Vietnam hanno saputo scaldare gli animi anche nelle città al di qua della Muraglia (basti pensare al boicottaggio contro i prodotti giapponesi, alle manifestazioni nazionalisti con scontri e proteste e alla risposta poi vietnamita a seguito del quasi incidente nel tratto di mare conteso tra i due paesi).

«Siamo profondamente preoccupati per le tensioni nel Mar Cinese Orientale e Meridionale», specifica la nota del G7 e «ci opponiamo a qualsiasi tentativo unilaterale di una parte di far valere le proprie pretese territoriali o marittime attraverso l’uso di intimidazione, coercizione o la forza».
Il portavoce del ministero degli Esteri Hong Lei ha specificato che le dispute territoriali dovrebbero essere risolte attraverso negoziati tra le nazioni direttamente interessate, e il coinvolgimento di forze esterne complicherebbe solo le cose. «I paesi esterni dovrebbero rispettare i fatti oggettivi e assumere un atteggiamento equo nella disputa, invece di fomentare le tensioni e creare divisioni, rendendo più complicata la situazione regionale».
La Cina, ha poi specificato, «darà una risposta risoluta a qualsiasi tentativo di provocazione a quelle nazioni che violeranno intenzionalmente la sovranità territoriale e i diritti della Cina e metteranno a repentaglio la pace e la stabilità marittima».
C’è da chiedersi quanto queste critiche, ora alla Cina, ora alla Russia, coadiuvate da assicurazioni circa la mancata volontà di tornare a una «nuova guerra fredda», siano più portatrici di problemi che di soluzioni. Cina e Russia vivono la stessa sensazione di accerchiamento da parte degli Usa, via Nato per Mosca, vedi il caso ucraino e le due dirigenze sono molto abili nel percepire uno spirito anti occidentale nella propria popolazione e cavalcarlo con successo.
Questi «battibecchi» in realtà sembrano convenire più a Mosca e Pechino, che possono insistere nella critica all’Occidente, procedendo nella loro politica di alleanza anche su questioni internazionali, come la Siria o economiche, come dimostrato dall’accordo del gas. Il tutto con scambi commerciali con un’Europa che appare sempre più succube della politica Usa, tanto nell’est europeo, quanto in Asia e che ha bisogno di mantenere stabili rapporti economici tanto con Russia, quanto con la Cina.
La Cina risponde al G7, rimanda al mittente le critiche che arrivano soprattutto da Stati uniti e Giappone, ancora una volta, e specifica la scarsa rilevanza internazionale di questi incontri tra i grandi.