Un gesto straordinario e a suo modo storico. 190 associazioni cinesi che si battono per i diritti della comunità Lgbtq hanno espresso solidarietà alle vittime della strage di Orlando negli Stati uniti, nella quale sono state uccise 50 persone. Lo hanno fatto attraverso una lettera pubblicata sul quotidiano ufficiale in inglese del partito comunista, il Global Times.
L’attacco terroristico costato la vita a 50 persone al gay club di Orlando, in Florida, trova la piena solidarietà e la forte condanna delle discriminazioni sugli orientamenti sessuali da parte di oltre 190 associazioni che in Cinasi battono per i diritti Lgtb.
Una «lettera-manifesto» congiunta, si tratta della prima volta nella storia della Cina, è in prima pagina sul Global Times, spin off del Quotidiano del Popolo, l’organo ufficiale del Partito comunista.
Si tratta – innanzitutto – di uno straordinario esempio della forza e della fiducia del movimento Lgbtq cinese di unirsi alla battaglia globale contro tabù e schemi sociali. «Noi, membri della comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender esprimiamo il più profondo cordoglio alle vittime e alle loro famiglie, amici e persone amate, e a tutti quanti sono stati colpiti da questo mostruoso gesto», si legge. «Insieme a loro siamo in lutto per la perdita di tante vite innocenti e condanniamo con forza il terrorismo e tutte le forme di violenza basate sugli orientamenti sessuali, identità ed espressione di genere»
La lettera, promossa dalla ong Lgbtq «Rights Advocacy China», sollecita «un’azione unitaria» tra tutti i diversi gruppi cinesi impegnati nella difesa dei diritti per una assidua partecipazione a iniziative e petizioni in tutto il mondo, oltre a invitare i sostenitori a modificare le foto sui rispettivi profili dei social media con una dell’attacco di Orlando fornendo informazioni contro violenza e discriminazione.
«La strage è un promemoria su omofobia e transfobia che sono ancora prevalenti e causano devastazione ovunque nel nostro mondo di oggi. Pur se è vietato in Cina il possesso privato di armi, altre forme di violenza, come ‘le terapie di conversionè, sono bullismo contro i giovani Lgbt nelle scuole e in altri trattamenti discriminatori che si verificano quotidianamente», ha commentato Peng Yanhui, promotore della lettera-manifesto e direttore di Lgbtq Rights Advocacy China.
Peng, parlando con il Global Times, ha espresso poi profondo disappunto per i molti commenti dei netizen cinesi sulla strage al gay club carichi di «pregiudizi», oltre che l’approccio di alcuni media locali che hanno «trascurato» il fattore omofobico dell’attacco. «Non abbiamo fatto ancora piani specifici, ma vorremmo cogliere questa opportunità per partecipare in futuro a iniziative proposte dai gruppi Lgtb americani quale parte di una campagna globale».
Gesto incredibilmente importante per tutta la comunità, proprio nei giorni in cui in Cina un altro omosessuale ha portato in tribunale una delle «cliniche» che promettono di «guarire dall’omossesualità».
Come riportato dal South China Morning Post, «l‘uomo di Zhumadian, Henan, ha detto che è stato drogato e picchiato durante la sua permanenza in ospedale. È stato finalmente rilasciato dopo che un amico ha segnalato il caso alla polizia. Un tribunale distrettuale della città ha accettato lunedì di ascoltare il caso».
Si tratta del secondo caso in Cina di denuncia delle cliniche. Nel caso precedente a finire nei guai anche il motore di ricerca Baidu reo di «suggerire» queste cliniche attraverso le proprie inserzioni pubblicitarie.
@simopieranni