Pyongyang preannuncia l’imminente visita di Putin, la prima dopo quella fatta dallo stesso Putin nel 2000. Intanto la situazione nella penisola coreana si fa sempre più tesa tra manovre militari e politiche: ad aprile le elezioni parlamentari in Corea del Sud.
Vladimir Putin è pronto a visitare la Corea del Nord. Lo si era capito già dallo scorso settembre, quando fu Kim Jong-un a recarsi nell’Estremo Oriente russo. Ora però c’è anche la comunicazione ufficiale da parte di Pyongyang, con l’agenzia di stampa statale Kcna che ha confermato che il presidente russo sarà nel Paese “nel prossimo futuro”.
Gli ultimi dettagli del viaggio sarebbero stati messi a punto nei giorni scorsi, durante la visita di tre giorni a Mosca della ministra degli Esteri nordcoreana Choe Son-hui. La diplomatica di Pyongyang ha incontrato sia l’omologo Sergej Lavrov e poi lo stesso Putin, aprendo così un 2024 in cui i rapporti tra Corea del Nord e Russia sembrano destinati a un salto di qualità ulteriore dopo quello già osservato lo scorso anno e in generale a partire dalla guerra in Ucraina.
Si tratterà della prima storica visita di un leader russo a Pyongyang dopo quella compiuta, nel 2000, proprio dallo stesso Putin. Allora il leader supremo era Kim Jong-il, padre di Kim Jong-un. Soprattutto, si era in una fase di ottimi rapporti tra Mosca e Occidente, così come era una fase di parziale distensione tra le due Coree. Tanto che la visita di Putin non fu percepita come una minaccia, così come probabilmente sarà percepita questa volta sia dall’Occidente sia dai Paesi asiatici che temono l’apertura di un nuovo fronte che li coinvolge. A partire, ovviamente, da Corea del Sud e Giappone, i due vicini di Pyongyang che hanno rafforzato in modo notevole l’alleanza militare e strategica con gli Stati Uniti.
Significativo, peraltro, anche il modo in cui è stato definito Putin nell’annuncio della Kcna: “Siamo pronti a ricevere il miglior amico del popolo coreano”, si legge. Un ruolo, quello di “miglior amico”, che in passato era riservato al leader della Cina, l’elefante (o meglio il dragone) nella stanza delle dinamiche in atto tra Russia e Corea del Nord.
La visita di Putin non ha ancora una data, ma potrebbe anche avvenire prima delle elezioni parlamentari del 10 aprile in Corea del Sud, con un possibile impatto sugli equilibri di un’Assemblea nazionale dove il presidente conservatore Yoon Suk-yeol (fautore di una linea ben più dura su Pyongyang rispetto al predecessore Moon Jae-in e al leader dell’opposizione Lee Jae-myung) potrebbe uscire ancora più azzoppato. Il viaggio unirebbe anche formalmente il fronte occidentale a quello orientale, dopo che gli Stati Uniti hanno ufficialmente accusato la Corea del Nord di aver fornito armi e missili balistici alla Russia, che in cambio avrebbe invece secondo Seul fornito assistenza tecnologica per il lancio del primo satellite spia di Pyongyang lo scorso novembre.
Il tutto avviene peraltro mentre le tensioni sulla penisola sono in continua ascesa, sia sul fronte militare sia su quello politico. Prima il record di lanci balistici del 2022, poi l’inasprirsi delle manovre contrapposte con il rafforzamento dell’alleanza con gli Stati Uniti e il Giappone operata da Yoon.
Lo scorso novembre c’è stata la cancellazione dell’accordo militare intercoreano dopo il lancio del primo satellite spia. A inizio 2024 ci sono stati alcuni round di colpi di artiglieria nei pressi della frontiera marittima, che per la prima volta dopo diversi anni hanno portato all’evacuazione delle due isole sudcoreane di Yeongpeyong e Baengnyeong, già teatro di bombardamenti (in quel caso con quattro vittime) nel 2010. Nei giorni scorsi è stato poi testato un sistema d’arma nucleare sottomarino, chiamato Haeil-5-23 e in grado secondo Pyongyang di effettuare attacchi nucleari occulti contro forze navali e porti attraverso dei droni subacquei in grado di creare una sorta di “tsunami radioattivo”.
Dopo aver definito l’obiettivo storico della riunificazione un “errore” nel suo discorso di fine anno davanti alla plenaria del Partito del Lavoro, Kim ha peraltro chiesto di emendare la costituzione nordcoreana per sancire di fatto la separazione e la rivalità col Sud.
La Corea del Sud verrà etichettata come “nemico principale e immutabile”. Verrà inclusa una definizione concreta del territorio del Nord come separato in modo definitivo da quello del Sud. Kim ha anche dichiarato che in caso di conflitto il territorio della Corea del Sud andrebbe “occupato completamente”, con la “sottomissione” totale di Seul. La mossa normativa ha portato immediatamente all’abolizione di tutte le agenzie dedicate alla cooperazione intercoreana. E potrebbe trattarsi di qualcosa di più di una mera azione propagandistica.
Certo, non significa che Kim sia convinto che un conflitto futuro sia inevitabile, ma tra manovre interne e alleanza sempre più esplicita con la Russia di Putin vuole aumentare il suo peso negoziale. Anche nei confronti della Cina, la cui postura in merito alla penisola coreana resta sotto esame. Nelle ultime settimane del 2023 si è svolta una ministeriale degli Esteri a livello trilaterale con Giappone e Corea del Sud, la prima dal 2019. Un summit dei leader con Xi Jinping, Fumio Kishida e Yoon, al di là del contenuto delle discussioni, sarebbe anch’esso un segnale rilevante. E un ulteriore ingrediente in un menù che continua ad arricchirsi, ma anche e soprattutto a rischiare di diventare per qualcuno indigesto.