Di solito quando si parla di «principini» (taizi) in Cina ci si riferisce a questioni puramente politiche. I «principini» sono i figli e le figlie dei grandi vecchi del partito comunista, che in una piuttosto comune tradizione famigliare in Cina, sono anche ai vertici del Partito. Xi Jinping, ad esempio, attuale Presidente è un «principino», così come è un «principino» Bo Xilai, l’ex leader del Partito di Chongqing epurato e ancora in attesa di un processo.
I figli dei padri della Repubblica Popolare però, non sono attivi solo nel perpetuare il nome familiare all’interno delle dinamiche politiche, ma hanno anche una loro importante valenza nell’ambito dei settori economici. Si dice, non a caso, che alcuni tra i vecchi del Partito controllino interi settori economici. Le peripezie – tra le altre – della moglie di Wen Jiabao, l’ex premier, nel settore dei diamanti hanno valso, a «Nonno Wen» un reportage sulle sue ricchezze con il quale il New York Times ha vinto il Pulitzer, la famiglia di Jia Qinglin, ex numero quattro del Politburo – pare controlli tutto il real estate, il mercato immobiliare sempre sull’orlo di una bolla, ma fino ad ora fucina di parecchi miliardi. Zhou Yongkang, ex zar della sicurezza cinese, pare controlli tutto il mercato petrolifero. Chen Yun, uno degli otto immortali, falco nell’89, attraverso la sua discendenza pare abbia in mano il settore bancario. E infine, la famiglia di Li Peng, ex premier che ha la fama di essere stato il «macellaio» in occasione delle giornate del 1989, controlla tutto il settore energetico.
E proprio sua figlia, è al centro di recenti dicerie tra Weibo e media di Hong Kong. Li Xiaolin (nella foto), presidente della China Power International Development, figlia dell’ex premier cinese Li Peng, nel 2008 è stata nominata come una delle 50 donne più potenti nel mondo degli affari dalla rivista Fortune. Qualche giorno fa è stata al centro di parecchie speculazioni dell’opinione pubblica cinese, dopo aver dichiarato ad un quotidiano di Hong Kong che avrebbe voluto avere un secondo figlio, ma a causa della sua «famiglia» non avrebbe potuto esaudire il desiderio. Essendo figlia di Li Peng non poteva permettersi di arginare quella legge che i politici cinesi avevano fortemente voluto. A margine dell’intervista Li Xiaolin avrebbe anche dichiarato di aver fatto «vita di sacrifici».

Stando ai «record» ufficiali, Li è nata nel 1960 a Pechino; durante l’adolescenza avrebbe seguito spesso il padre quando compieva le ispezioni nelle grandi stazioni che producevano energia in Cina, ispirandosi a lui per il suo futuro lavorativo. «Da quel momento, scrive un quotidiano di Taiwan, promise a se stessa che sarebbe diventata come suo padre, il capo di un esercito elaborato di ingegneri». Nel 1986, Li viene trasferita alla National Energy Administration prima di diventare vice direttore dell’Ufficio Economico e del Commercio Internazionale per la Cina del Nord. Nel 1988 dopo essersi laureata nell’Università dei «tecnocrati rossi» come li ha definiti lo studioso Joel Andreas, frequenta e ottiene un master e si reca come visiting scholar presso il MIT. Nel 2003 è nominata direttore generale della China Power International Development.
Riguardo la carriera di Li, non tutti la pensano allo stesso modo. Secondo la vulgata popolare, Li sarebbe entrata nei ranghi della National Energy Administration, all’età di 23 anni, «prima di ottenere la laurea in ingegneria presso la Tsinghua University; al riguardo non ci sono dati disponibili circa i suoi studi pre laurea». Altre voci – scrive il South China Morning Post – «hanno suggerito che entrò in un collegio tecnico con un punteggio di ingresso mediocre e che ha guadagnato l’ingresso presso la prestigiosa Università di Tsinghua a causa dell’influenza del padre».
A favore di Li, va detto che non è amata dal pubblico cinese e questo potrebbe portare alla nascita di tante leggende metropolitane. Certo ha fatto poco per guadagnarsi l’affetto dei cinesi: alla scorsa Assemblea Nazionale si è presentata griffata dal marchio italiano Emilio Pucci, con un vestito dal valore di oltre 14mila yuan (quasi 2mila euro) e una collana di perle Chanel. Su Internet è stata bersagliata dalle critiche, rivolte contro di lei e contro la «casta» dei principini. Il fratello di Li, non a caso, Li Xiaopeng, è invece accusato di aver beneficiato dell’influenza paterna per divenire il direttore della Cina Huaneng Group, il più grande generatore di energia elettrica della nazione, prima di assumere la carica di governatore dello Shanxi proprio quest’anno.
Di solito quando si parla di «principini» (taizi) in Cina ci si riferisce a questioni puramente politiche. I «principini» sono i figli e le figlie dei grandi vecchi del partito comunista, che in una piuttosto comune tradizione famigliare in Cina, sono anche ai vertici del Partito. Xi Jinping, ad esempio, attuale Presidente è un «principino», così come è un «principino» Bo Xilai, l’ex leader del Partito di Chongqing epurato e ancora in attesa di un processo.