
Alcuni giorni fa scrivevamo che la situazione all’Università di Hyderabad era fuori controllo. Oggi, seppur in un preoccupante silenzio stampa parziale dei media indiani, emergono una serie di dettagli agghiaccianti che segnano il raggiungimento di una nuova apice repressiva nella lotta in corso tra gli studenti universitari indiani e le autorità di governo e di polizia. Fatti gravissimi per la democrazia indiana che, da mesi, subisce i colpi di una spinta autoritaria che si fa beffe dei diritti umani e della legge che dovrebbe tutelare tutti, anche i presunti criminali.
In questi giorni festivi, tra Holi e Pasqua (che in India è festa nazionale, giorno rosso sul calendario), e complice una parziale risoluzione dello scontro alla Jawaharlal Nehru University (Jnu) di New Delhi, quello che sta succedendo in un altro ateneo indiano pare passare esageratamente sotto silenzio. Eppure la repressione in corso alla Hyderabad Central University (HcU) è già più spietata di quella veificatasi all’interno di Jnu e mostra ancora più chiaramente come le forze dell’ordine, in connivenza coi governi locali del Bharatiya Janata Party (Bjp) di Narendra Modi, godano di fatto di licenze preoccupanti rispetto alla condotta democratica che le istituzioni e la polizia dovrebbe mantenere in una democrazia.
In seguito alle proteste degli studenti di HcU contro il ritorno del vice chancellor Appa Rao all’interno del campus universitario, come avevamo già brevemente raccontato, la risposta della polizia locale è stata durissima: cariche contro studenti che protestavano pacificamente, cariche contro alcuni professori, una valanga di arresti – a decine! – e decine di persone tecnicamente «sparite», prese in custodia dalla polizia.
Alla spicciolata,in questi giorni, sono emersi una serie di dettagli preoccupanti.
Secondo il quotidiano Indian Express, ad oggi sono state confermate le accuse di vandalismo, ostruzione della legge e aggressione armata contro 25 studenti e 2 membri del corpo docenti di HcU, tutti rimandati in custodia cautelare fino almeno a lunedì prossimo.
In un video postato dall’account Justice for Rohith (che aggrega news e documenti sulle proteste in corso a HcU e sulle attività degli studenti in lotta per avere «giustizia» a seguito del suicidio dello studente Rohith Vemula), un avvocato che si sta occupando della difesa dei 27 accusati ha spiegato agli studenti di HcU qual è la situazione.
Il video, 9 minuti in inglese, lo potete vedere qui sotto.
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Riassumendo, l’avvocato dice:
– nessuno dei 27 accusati ha avuto modo di parlare con alcun avvocato o familiare
– gran parte degli accusati è stata presa in custodia e portata in località «sconosciute» per tutta la notte
– chi è stato arrestato molto probabilmente è stato malmenato e/o torturato durante il tragitto dall’università alla stazione di polizia e durante la permanenza nelle celle delle centrali di polizia
– contravvenendo alla legge, nessuno degli arrestati è stato prodotto di fronte a un magistrato entro 24 ore dall’arresto e, in ritardo, l’udienza si è svolta alle 11:40 di notte di mercoledì, senza che alcun avvocato difensore fosse presente (o fosse avvertito)
– le accuse sono sproporzionate e ridicole (specie quella sull’aggressione armata), e alcune sono anche «non bailable», cioè non prevedono la richiesta di libertà su cauzione
– i 29 sono al momento in custodia cautelare in carcere, dove per assurdo sono «più sicuri» che nelle mani della polizia
Tutto questo dopo due giorni in cui il campus si è tramutato in una sorta di campo di concentramento per studenti, come raccontano diversi alunni di Hcu ad esempio qui e qui.
Tra i detenuti – qui la lista completa – figura anche il professor Konda Yesu Ratnam, diabetico, che ancora non ha ricevuto né visite da parte della sua famiglia, né da avvocati, né è stato in grado di contattare nessuno fuori dalla prigione.
Uno degli studenti (Uday Bhanu) arrestati per aver cucinato all’aperto mentre per ordine di Appa Rao le mense del campus sono state chiuse (per 48 ore), durante l’arresto ha subito percosse tali da obbligarne l’ospedalizzazione.
Questa è la situazione, in attesa di sviluppi che arriverano non prima del prossimo 28 marzo, data in cui il giudice ha fissato l’udienza per tutti i detenuti.
Prossimamente proveremo a fare dei ragionamenti oltre la cronaca, in particolare esplorando il problema politico dietro a questi episodi.
Per ora rileviamo che se episodi del genere fossero accaduti in Cina o in Iran, la stampa di mezzo mondo si catapulterebbe in analisi tranchant sulle dittature nemiche dell’Occidente e dei diritti umani.
Invece, accadendo questo a Hyderabad, lontano dal centro dell’Impero, e per di più nella democratica India, molti di voi in questi giorni hanno potuto ammirare fior fior di gallerie fotografiche sulla «festa dei colori che impazza», la bella cartolina annuale dell’India spirituale e felice che ci piace tanto.
Felice Holi a tutti.
@majunteo