La fine del sogno democratico georgiano?
Da mesi, la Georgia sta vivendo la più grave crisi politica della sua breve storia democratica, iniziata nel 2003 con la Rivoluzione delle rose e proseguita nei vent’anni passati da allora
Solitamente, l’insediamento di un presidente rappresenta un passaggio puramente formale. Per la Georgia non sarà così, anzi. Domenica 29 dicembre terminerà il mandato della presidente attuale, Salomé Zourabichvili, e dovrebbe entrare in carica il neoeletto Mikheil Kavelashvili. Ma non è facile capire cosa accadrà effettivamente. Il nuovo presidente è considerato infatti illegittimo dall’opposizione, che contesta le ultime elezioni e da settimane protesta ininterrottamente contro il governo. E Zourabichvili ha dichiarato in più occasioni di non voler abbandonare la propria carica, fino a quando il suo successore non sarà scelto da un parlamento eletto regolarmente.
Da mesi ormai, la Georgia sta vivendo la più grave crisi politica della sua breve storia democratica, iniziata nel 2003 con la Rivoluzione delle rose e proseguita nei vent’anni passati da allora. Al centro delle tensioni politiche attuali c’è Sogno Georgiano, il partito che è al potere da oltre un decennio e che negli ultimi anni ha adottato posizioni sempre più illiberali e vicine alla Russia, prendendo di mira i media, l’opposizione e le minoranze.
Ad aprile, la popolazione georgiana ha iniziato a protestare contro il tentativo dell’esecutivo di adottare la cosiddetta “legge russa”, pensata per contrastare tutte le organizzazioni attive nel Paese che ricevono almeno il 20% dei propri fondi dall’estero. La legge discussa in Georgia era estremamente simile ad una misura adottata in precedenza a Mosca, e la sua approvazione avrebbe complicato il cammino dello stato caucasico verso l’Unione Europea. Così è stato, effettivamente: il parlamento georgiano ha approvato la legge, aggirando il veto della presidente Zourabichvili, e l’ammissione della Georgia è stata congelata dall’UE.
Nei mesi successivi, Sogno Georgiano è stato ulteriormente accusato di voler instaurare in Georgia un regime illiberale. Ad ottobre, il governo ha approvato una controversa legge che limita sensibilmente i diritti della comunità LGBTQ+. E, nello stesso mese, il partito al potere ha vinto le elezioni in maniera parecchio discussa. In occasione del voto legislativo Sogno Georgiano ha ottenuto la maggioranza assoluta dei consensi, nonostante i sondaggi prevedessero un risultato nettamente differente. Ed è stato accusato di aver falsato il processo democratico, con brogli e appoggiandosi ad ingerenze russe. In seguito alle elezioni, il nuovo parlamento ha eletto come nuovo presidente Kavelashvili, un ex calciatore conosciuto anche in Europa. I brogli e la nomina di Kavelashvili hanno però portato a nuove proteste di massa, che da un mese si tengono nella capitale Tbilisi e anche in centri minori.
Ora, la situazione vede una contrapposizione tra la presidente uscente, ormai diventata la guida dell’opposizione, e tutte le forze di governo. All’indomani del voto, Zourabichvili ha infatti denunciato i brogli e ha chiesto la ripetizione delle elezioni. Non riconoscendo il nuovo parlamento, si è anche rifiutata di considerare legittimo il nuovo presidente, ed ha quindi detto che non lascerà la propria carica fino a quando non verranno presi dei provvedimenti.
Dal canto proprio, il governo e Sogno Georgiano hanno rifiutato di fare qualsiasi passo indietro. C’è stato un parziale riconteggio dei voti, che però è stato puramente simbolico e non ha mai messo in discussione l’esito delle elezioni. E il partito ha continuato a governare come se nulla fosse, portando avanti anzi una violenta repressione nei confronti dei manifestanti. Di fatto, Sogno Georgiano è stato aiutato dalle reazioni esterne, che sono state poche e deboli. L’Unione Europea ha criticato la formazione filo-russa ma ha preso poche misure concrete, frenata anche dal sostegno del presidente ungherese Viktor Orban a Sogno Georgiano. Mentre gli Stati Uniti sono impegnati nel cambio di presidenza e, con l’elezione di Donald Trump e la volontà di diminuire il proprio ruolo nel mondo, è improbabile che prendano una posizione netta in Georgia.
Per capire cosa succederà ora, i prossimi giorni sono fondamentali. Se governo e opposizione non troveranno il minimo accordo, il 29 dicembre si assisterà ad un passaggio di potere non pacifico, con la rimozione fisica di Zourabichvili e un suo possibile arresto. L’opzione non è improbabile, ma avrebbe delle conseguenze sconosciute e porterebbe a rischi non prevedibili, per il Paese ma anche per il partito al governo. L’eventuale arresto di Zourabichvili scatenerebbe con ogni probabilità nuove e più forti proteste, indebolendo la posizione di Sogno Georgiano. Ma rischierebbe anche di causare una repressione altrettanto forte, portando la Georgia ad allontanarsi definitivamente dalla democrazia.