East si rinnova. In un mondo, quello del giornalismo, nel quale tutto sembra cristallizzato causa stagnazione economica, East ha deciso di fare il contrario. Guardare oltre, per innovare e per continuare a raccontare ciò che gli altri non narrano.
Negli ultimi anni, quelli della crisi che fa chiudere i giornali e costringe i giovani a non sognare più il mondo del giornalismo, la direzione intrapresa è stata a senso unico: razionalizzazione. Noi, vogliamo fare qualcosa di diverso. Razionalizzare sì, ma dal punto di vista grafico, non editoriale. E quindi un sito più navigabile e più fruibile. Ma tutto con analisi e commenti sempre nuovi e originali.
Una domanda cruciale per comprendere la sfida di East è “In Italia c’è spazio per raccontare la geopolitica?”. Non è una questione scontata, specie dopo aver letto quante castronerie sono state scritte sul rapimento di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli. In Italia si commenta senza conoscere la realtà dei fatti, si giudica senza possibilità di scampo, pontifica chi urla di più. È possibile vivere e lavorare in un Paese nel quale la disinformazione ha una viralità quasi maggiore ai media tradizionali? No. È possibile vivere e lavorare in un Paese in cui una delle prime fonti per il lettore è Facebook? Sì, perché lo strumento non conta, quanto la credibilità della testata che divulga l’articolo in questione. Noi vogliamo andare controcorrente, cercando di mantenere il basso profilo che ci ha sempre contraddistinto. Un giornalismo non urlato, non sensazionalistico, che guarda al cuore dei fatti, che analizza i processi e non si limita alla seconda faccia della medaglia, in quanto c’è spesso anche la terza. Ammetto che non è un compito facile.
Pochi giorni fa, Massimiliano Calì ha analizzato, su Lavoce.info, lo stato dell’arte dell’informazione in Italia. Il tutto basandosi sull’indice della libertà dell’informazione giornalistica prodotto annualmente dall’associazione Reporters Without Borders. Un modo corretto e indipendente per capire quale sia il livello di ignoranza dell’opinione pubblica. Ebbene, Calì ha messo in luce uno scenario apocalittico: “L’Italia, la Polonia e la Corea hanno indici di libertà di informazione tra i più bassi e livelli di ‘ignoranza’ tra i più alti del campione. Esattamente il contrario di Svezia, Germania e Giappone”. Non solo. “L’Italia ha la più bassa penetrazione di internet del campione, mentre la Svezia, ultima nell’indice di ‘ignoranza’, ha quella più alta”, continua Calì. Il tutto per concludere, in modo tanto sarcastico quanto impressionante per il futuro: “Quando il giornalismo non è pienamente indipendente dal potere politico ed economico e la legislazione che regola i mezzi di informazione non è trasparente, stampa, tg e nuovi media non informano i cittadini adeguatamente anche su temi sociali e politici di centrale importanza per la società. E visto che gran parte dei cittadini attingono queste informazioni principalmente dai media (tradizionali), finiscono per essere male informati. Suona familiare?”.
Sì, suona fin troppo familiare, purtroppo. Perché sono troppi i temi trattati con sufficienza. L’economia, in primis, in cui il populismo e le urla vincono sempre. La finanza, idem come sopra. Gli affari esteri, che ormai sono quasi tutti scritti comodamente seduti in poltrona, a centinaia di chilometri di distanza dal fronte. E infine la geopolitica, quell’ibrido di economia, finanza, società e affari internazionali che, almeno in Italia, è complicata da narrare. Eppure, come è possibile spiegare l’effetto delle sanzioni economiche alla Russia senza toccare anche le relazioni diplomatiche fra i Paesi? Oppure, come è possibile scrivere dell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo senza contemplare la sorgente di finanziamento dell’IS o di Al Qaeda? Non si può. Ed è per questo che East esiste. Ma soprattutto è per questo che East si rinnova: per narrare il mondo senza preconcetti, ideologie o bandiere. La nostra scelta è ragionata e razionale. Mentre tutti urlano, noi stiamo in silenzio e parliamo con la forza dei fatti. Una decisione che siamo sicuri si rivelerà vincente.
East si rinnova. In un mondo, quello del giornalismo, nel quale tutto sembra cristallizzato causa stagnazione economica, East ha deciso di fare il contrario. Guardare oltre, per innovare e per continuare a raccontare ciò che gli altri non narrano.