Il processo Bo Xilai sembra arrivare finalmente verso una sua conclusione giudiziaria, e c’è da credere che il Partito farà di tutto per archiviare nel modo più rapido tutta la vicenda politica. Non a caso, forse, la sentenza arriva all’inizio delle feste di autunno, uno dei periodo di vacanza più lunghi in tutto l’anno per i cinesi, in concomitanza con la festa di primavera cui seguiranno le celebrazioni della Repubblica Popolare, fondata il primo ottobre del 1949. Nel frattempo Bo Xilai, scrive una lettera alla sua famiglia.
Domenica arriverà la sentenza, alle 10 del mattino orario cinese. Secondo i consueti bene informati l’ex leader del Partito di Chongqing non rischia la pena di morte, bensì una condanna a 15 anni di carcere. Una volta svoltato il pericoloso tracciato della vicenda Bo Xilai, dopo le vacanze il Partito effettuerà il proprio consueto meeting annuale, in un clima in cui si distingue la clamorosa campagna per la repressione on line che sta mietendo vittime praticamente ogni giorno.
Nel frattempo Bo Xilai non sembra rassegnato ad un ruolo secondario, nemmeno nell’attesa della sua condanna. Circola infatti una sua lettera scritta alla famiglia, nella quale Bo Xilai annuncia che un giorno il suo nome uscirà pulito da tutta questa vicenda, ricordando la figura del padre e della madre.
Bo Xilai, come sappiamo, è un principino, figlio di Bo Yibo, uno dei cosidetti «Otto Immortali», protagonisti della Rivoluzione Comunista e dalla vita straordinariamente lunga. Il padre di Bo, arrestato dai nazionalisti nel periodo precedente alla Rivoluzione comunista e poi epurato nel 1966 durante la Rivoluzione Culturale, venne infine riabilitato negli anni 70. Come suo padre, dice Bo, anche lui conoscerà il carcere: «mio padre, ha scritto Bo Xilai, è stato incarcerato più volte, seguirò i suoi passi». Nella lettera Bo Xilai ha ricordato anche la figura della madre, che secondo le cronache cinesi si sarebbe suicidata proprio durante la Rivoluzione Culturale, periodo storico di cui ancora la Cina non ha condotto una elaborazione collettiva e che da molti viene additato come riferimento politico proprio della condotta di Bo Xilai a Chongqing, attraverso la sua campagna «canta il rosso, picchia il nero».
Bo Xilai ha specificato di avere la foto della madre sempre con sé. L’ex leader politico cinese ha inoltre parlato dei suoi due figli: Li Wangzhi, 35 anni, nato durante il suo primo matrimonio, e il 25enne Bo Guagua, nato dal matrimonio con Gu Kailai e attualmente negli Usa a studiare: «spero potranno ottenere risultati importanti nella loro vita ed essere buoni fratelli».

Una riferimento è stato fatto anche nei confronti dei propri familiari che hanno partecipato al processo delle settimane scorse, «in queste ore angoscianti, mi sono reso conto che il sangue non è acqua e mi sono sentito più forte quando vi siete seduti dietro di me durante il processo», ha scritto Bo.
Con queste parole Bo Xilai dimostra ancora una volta di essere, anche dal carcere, un leader capace di molti appoggi e in grado di fare sentire la propria voce e i propri messaggi. Rimane da capire quanto del suo seguito sia riuscito a sistemarsi all’interno dell’attuale amministrazione e come riuscirà a essere ancora determinante all’interno dei processi decisionali del Partito Comunista. Qualcosa al riguardo lo dirà il prossimo meeting del Partito che dovrà decidere anche quella strada delle Riforme, in mezzo alle quali si porrebbe proprio la componente di «sinistra» del Partito.