Si chiamerà EMASOH la nuova missione europea nello stretto di Hormuz. Il WTO andrà avanti senza gli Stati Uniti. Francia e Olanda in ritardo sulle fonti di energia rinnovabile
Si chiamerà EMASOH la nuova missione europea nello stretto di Hormuz. Il WTO andrà avanti senza gli Stati Uniti. Francia e Olanda in ritardo sulle fonti di energia rinnovabile
WTO senza USA
L’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) continuerà a funzionare anche senza gli Stati Uniti. L’Unione europea, insieme alla Cina, hanno promosso infatti la creazione di un tribunale parallelo alla Corte d’Appello. L’organismo arbitrale più importante del pianeta per la risoluzione delle dispute commerciali infatti è fermo da dicembre in seguito al ripetuto blocco della nomina di nuovi giudici voluto dall’amministrazione Trump. I dettagli del nuovo meccanismo temporaneo devono ancora essere negoziati, ma si baseranno su una normativa esistente, che consente agli Stati membri di accettare una forma volontaria di arbitrato. Gli aderenti sono al momento Australia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Corea del Sud, Messico, Nuova Zelanda, Panama, Singapore, Svizzera, Uruguay, più Norvegia e Canada che avevano già raggiunto un’intesa con la Ue. Si tratta di “una misura di emergenza”, ha dichiarato il commissario Ue al commercio Phil Hogan “Continueremo i nostri sforzi per cercare una soluzione duratura all’impasse, anche attraverso le necessarie riforme”.
Voto: 9 al WTO, che cerca di mantenere un livello accettabile di scambi commerciali, pur ostacolato dalla superpotenza Usa.
Nuova missione europea nel Golfo
Si chiamerà Emasoh (European-led maritime surveillance mission in the Strait of Hormuz) la nuova missione europea di pattugliamento dello stretto di Hormuz lungo le rotte del petrolio. Lo hanno annunciato il Ministro della Difesa francese Jean-Ives LeDrian e l’Alto commissario europeo Josep Borrell, dopo una riunione del Consiglio degli Affari Esteri a Bruxelles. Otto sono gli Stati dell’Unione che aderiranno alla missione: Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi e Portogallo. Emasoh non sarà però una missione con il cappello dell’Ue, ma una coalizione di Paesi volontari. Il quartier generale delle operazioni sarà dislocato negli Emirati Arabi. Il progetto della missione nasce in alternativa all’OperazioneSentinel varata dal Pentagono. Al fianco degli Stati Uniti ci sono invece Gran Bretagna, Australia, Emirati, Arabia Saudita, Qatar, Albania e Bahrain. Altri Paesi, come il Giappone e India, hanno avviato missioni in autonomia.
Voto: 7 alla Ue, che dà segnali di politica estera autonoma dall’inaffidabile trumpismo.
Francia e Olanda in ritardo sull’energia rinnovabile
Secondo il nuovo report pubblicato da Eurostat nel 2018 la quota di energia proveniente da fonti rinnovabili ha raggiunto nell’Unione europea il 18% (il doppio rispetto al 2004 quando era solo l’8,5%). Le fonti di energie rinnovabili delle quali tiene conto il report sono: l’energia solare termica e fotovoltaica, le energie idrauliche, l’eolico, la geotermia, le biomasse sotto tutte le forme, compresi i rifiuti biologici e i biocarburanti liquidi e le pompe di calore. L’obiettivo dell’Unione è quello di raggiungere il 20% entro il 2020 e almeno il 32% entro il 2030. Tra i 28 Stati membri dell’Ue 12 hanno già raggiunto o superato i loro obiettivi obbligatori nazionali (diversi da Paese a Paese) per il 2020: Italia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Croazia, Lettonia, Lituania, Cipro, Finlandia e Svezia. Molto in ritardo rispetto al target previsto Francia e Paesi Bassi. Amsterdam ha 12 mesi di tempo per raggiungere il 14% di consumi energetici da fonti rinnovabili, Parigi il 23%.
Voto: 3 a Parigi e 4 ad Amsterdam. Come può il Paese che dà il nome della sua capitale agli accordi per combattere il climate change essere nella lista nera?!?
L’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) continuerà a funzionare anche senza gli Stati Uniti. L’Unione europea, insieme alla Cina, hanno promosso infatti la creazione di un tribunale parallelo alla Corte d’Appello. L’organismo arbitrale più importante del pianeta per la risoluzione delle dispute commerciali infatti è fermo da dicembre in seguito al ripetuto blocco della nomina di nuovi giudici voluto dall’amministrazione Trump. I dettagli del nuovo meccanismo temporaneo devono ancora essere negoziati, ma si baseranno su una normativa esistente, che consente agli Stati membri di accettare una forma volontaria di arbitrato. Gli aderenti sono al momento Australia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Corea del Sud, Messico, Nuova Zelanda, Panama, Singapore, Svizzera, Uruguay, più Norvegia e Canada che avevano già raggiunto un’intesa con la Ue. Si tratta di “una misura di emergenza”, ha dichiarato il commissario Ue al commercio Phil Hogan “Continueremo i nostri sforzi per cercare una soluzione duratura all’impasse, anche attraverso le necessarie riforme”.
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