IRAN: Oro, pistacchi e tappeti: scattano le sanzioni
Come previsto, sono scattate le prime sanzioni americane contro l’Iran, volute da Donald Trump dopo l’uscita dall’accordo sul nucleare del 2015. Colpiti i metalli preziosi, l’acciaio, la grafite, l’alluminio, il carbone, le auto ma poi anche i beni simbolo dell’economia iraniana: pistacchi e tappeti. Inoltre sarà proibito l’acquisto di dollari. Secondo gli esperti, l’impatto di questa prima tranche di sanzioni sull’economia iraniana avrà un effetto relativamente importante.
A questa prima ondata di misure, ne seguirà una seconda che da novembre colpirà invece bersagli più grossi: petrolio e banche.
Le sanzioni avranno ripercussioni negative sulle aziende europee: con 5 miliardi di euro di interscambio all’anno, l’Italia è tra i Paesi Ue che rischia di più. Bruxelles per ora si è limitata a parole di condanna ma sono allo studio delle misure per proteggere gli interessi delle aziende europee.
Voto: 10 a Bruxelles se avrà davvero il coraggio di contrastare Donald e di proteggere efficacemente le aziende europee.
TURCHIA: il caso Brunson accende le tensioni
I rapporti già non idilliaci tra Turchia e USA stanno peggiorando. Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro due ministri turchi in relazione alla detenzione del pastore americano Andrew Brunson. Brunson, cittadino americano, si trova in carcere dall’ottobre del 2016 con l’accusa di essere vicino all’organizzazione terroristica Feto, alla cui testa vi sarebbe il miliardario Fethullah Gulen. Le sanzioni riguardano il ministro della Giustizia turco Abdulhamit Gul e il ministro dell’Interno Suleyman Soylu, ritenuti responsabili dall’amministrazione americana di gravi abusi dei diritti umani, perpetrati tramite organizzazioni governative turche. Ankara ha risposto bloccando il patrimonio in Turchia di due segretari di gabinetto degli Stati Uniti. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha definito le sanzioni “assurde”. Poche ore prima, il Segretario di Stato americano Michael Pompeo si era detto fiducioso che la Turchia avrebbe liberato il pastore evangelista Brunson a stretto giro.
Voto: 3 a Donald: perché non usare la diplomazia classica, prima di alzare questo polverone con un alleato Nato? E 3 a Erdogan: la politica degli arresti non può durare così a lungo.
COREA del NORD: Mai abbassare la guardia con Kim
Il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton ha dichiarato in un’intervista a Fox News che la Corea del Nord non ha compiuto progressi verso la denuclearizzazione. Ha aggiunto inoltre che gli Stati Uniti continueranno a fare pressione finché Pyongyang non produrrà risultati.
A due mesi dallo storico summit di Singapore, la situazione fra i due paesi appare tesa. La causa principale è il rapporto dell’Onu, che segnala come la Corea del Nord non abbia interrotto il suo programma nucleare, continuando a violare le sanzioni imposte dall’Onu. Tra le violazioni si cita in particolare “un ingente aumento nei trasferimenti illegali di petrolio da nave a nave”. Pyongyang nega tutte le accuse e incolpa gli Stati Uniti di voler tornare ai vecchi metodi, lontani dalle indicazioni del proprio leader. Mike Pompeo intanto se la prende con Cina e Russia, intimando alle due di rispettare le sanzioni internazionali. Trump e Kim per ora non commentano ma il clima che si respira tra le diplomazie è peggiorato.
Voto: 9 a John Bolton, membro del nostro Comitato Scientifico. Kim va tenuto sotto controllo.
IRAQ: Dal sud le sommosse minacciano Baghdad
Le proteste in Iraq preoccupano gli Stati Uniti. Dall’inizio di luglio, ci sono stati almeno 14 morti nelle manifestazioni contro la corruzione che infiammano il paese. L’epicentro del malcontento è Bassora, ma nonostante la violenza usata dalle forze dell’ordine, le proteste sono aumentate, diffondendosi in altre città. Il primo ministro, Haider al Abadi, alleato degli americani, ha deciso di intraprendere alcune misure urgenti per placare gli animi, ma la sfiducia verso il governo cresce e le proteste non si attenuano.
Voto: 4 agli Usa. In Iraq, non ne azzeccano una!
USA: “Il grande bellissimo muro” paralizza il Paese
Donald Trump ha minacciato lo “shut down”, cioè il blocco delle attività amministrative federali negli Usa, se il Congresso non approverà le spese per la realizzazione del muro al confine con il Messico. La barriera costa 20 miliardi di dollari e il Parlamento americano ha tempo fino agli ultimi giorni di settembre per stanziare le risorse richieste da Trump. Il Government Accountability Office però ha individuato un problema che potrebbe ritardare l’approvazione. Secondo quanto scritto nel loro rapporto, la Customs and Border Protection, l’agenzia responsabile per la costruzione del muro, non avrebbe tenuto conto di alcune variabili importanti come la topografia o anche la proprietà dei terreni nel selezionare il percorso. Inoltre il rapporto ha anche rilevato che alcune località scelte non sono veramente zone di passaggio per l’attraversamento illegale delle frontiere. I conti potrebbero non tornare.
Voto: 0 a Donald. Il muro non risolverà alcun problema ed è un segnale molto negativo per una superpotenza.
Negli ultimi 2 anni i musulmani in America sono oggetto di attacchi come mai prima. VERO
Un numero record di attacchi e manifestazioni d’odio ha colpito negli ultimi 2 anni i musulmani residenti negli Stati Uniti, con cifre superiori al 2001-2002 cioè dopo l’attacco al World Trade Center. È quanto riporta Tell MAMA (measuringanti-muslimattacks) un progetto interreligioso che dal 2012 si occupa di monitorare e contrastare l’odio anti-islamico. Particolarmente colpite sono le donne che hanno subito attacchi soprattutto da teenager maschi. Nel report annuale Tell MAMA ha registrato dal 2016 al 2017 un aumento del 26% di questo genere di crimini.
Gli Stati Uniti importano milioni di auto tedesche. FALSO
Negli ultimi anni il livello di produzione di auto tedesche negli Stati Uniti è molto aumentato: circa 330.000 delle 1,35 milioni di auto tedesche vendute negli Stati Uniti nel 2017 sono state costruite in loco. Il più grande impianto di assemblaggio di BMW nel mondo è nella Carolina del Sud,Mercedes ha un centro nella Contea di Tuscaloosa in Alabama e Volkswagen ha una fabbrica a Chattanooga, Tennessee. Imarchi automobilistici statunitensi collettivamente importano negli USA più auto delle aziende tedesche.
La metà delle donne vittime di omicidio negli Stati Uniti sono state uccise dal proprio partner. VERO
Secondo il Centers for Disease Control and Prevention il 50% delle donne assassinate in America, è stata vittima del proprio partner (80%), di un corteggiatore o di un ex. L’agenzia ha esaminato gli omicidi di 10.018 donne adulte in 18 stati dal 2003 al 2014.Circa l’11% delle vittime ha subito violenze nel mese precedente alla propria morte. L’arma utilizzata nel 54% dei casi è un’arma da fuoco. La legge americana attuale prevede che un’arma possa essere confiscata solo dopo una condanna penale per violenza domestica.
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