Gli effetti della censura, prendere per buono tutto quanto venga «comunicato», la mancanza di ironia di ogni solerte e zelante funzionario o redattore costretto a ripetere sempre le stesse cose. Una atrofizzazione dello spirito critico e dell’elasticità mentale. Ci sono centinaia di spiegazioni per spiegare alcune gaffe clamorose dei media cinesi: l’ultimo di questi epic fail è di questi giorni.

Per alcune ore i cinesi che si fossero collegati nei giorni scorsi al sito della Xinhua, l’agenzia di stampa ufficiale cinese, o avessero letto il Quotidiano del Popolo, l’organo principale del Partito Comunista, avrebbero avuto per le mani un clamoroso scoop. Secondo i media cinesi Jeff Bezos, fondatore di Amazon, avrebbe comprato il Washington Post – un evento storico e destinato, forse, a cambiare per sempre il mondo dell’editoria – per sbaglio, cliccando accidentalmente sul sito del giornale.
Secondo quanto riportato dalla Xinhua e dal Quotidiano del Popolo, lo stesso Bezos avrebbe esclamato ai media, una volta concepita la frittata, «non avrei mai comprato il Washington Post! Non l’ho mai nemmeno letto». Clamoroso in Cina, dunque: gli organi di stato avrebbero rivelato particolari sconosciuti ai più? No, si tratta dell’ennesima figuraccia della stampa nazionale cinese. I solerti redattori infatti, non si sono accorti dell’ironia – piuttosto evidente – di un pezzo scritto per il New Yorker da Andy Borowitz; il giornalista nel suo articolo scherzava sul fatto che l’affare da 250 milioni di dollari fosse stato in realtà originato da una «svista gigantesca».
E la presa in giro a questo punto è tutta per i media cinesi. Non a caso il Telegraph ricorda – ironicamente – come la mission di Xinhua (fondata nel 1931 e on line dal 1997) sia quella di «offrire una tempestiva, accurata, credibile e corretta copertura delle notizie» (un claim vero, come si può facilmente leggere nel sito dell’agenzia).
Quel che è peggio è che questo errore clamoroso chiude una settimana terribile per la Xinhua: nei giorni precedenti, rifacendo ancora una volta il giro del mondo, aveva pubblicato delle fotografie raccapriccianti pensando si trattasse dell’esecuzione di una donna negli Stati Uniti. Le 38 immagini sono state pubblicate on-line con il titolo: «Record di esecuzione di un detenuto femminile: svelato il lato più oscuro del mondo». Peccato che, come ha svelato un blog nazionale, le fotografie fossero in realtà pornografiche, tratte da un «sito specializzato in pornografia sul tema dello stupro». Le fotografie – colmo dell’assurdo – sono state messe in mostra anche dal Global Times, spin off in inglese del Quotidiano del Popolo con il titolo: «Scopri la Cina – Scopri il mondo».
Il Telegraph non si è lasciato scappare l’occasione e ha ricordato altri svarioni, più o meno recenti: «lo scorso novembre, il Quotidiano del Popolo ha rimaneggiato una storia pubblicata su The Onion sostenendo che il leader nordcoreano Kim Jong-un fosse stato votato come l’uomo più sexy del mondo. Kim Jong-un è stato definito adorabile e macho, secondo il giornale comunista, citando la pubblicazione americana satirica. Nel 2007, la Xinhua ha erroneamente illustrato una storia sulle cause della sclerosi multipla con una radiografia del cervello di Homer Simpson, come segnalato dal blog Shanghaiist. La storia venne poi sostituita dalla didascalia: pagina non trovata».
Gli effetti della censura, prendere per buono tutto quanto venga «comunicato», la mancanza di ironia di ogni solerte e zelante funzionario o redattore costretto a ripetere sempre le stesse cose. Una atrofizzazione dello spirito critico e dell’elasticità mentale. Ci sono centinaia di spiegazioni per spiegare alcune gaffe clamorose dei media cinesi: l’ultimo di questi epic fail è di questi giorni.