Come era ampiamente previsto, le autorità russe hanno chiuso gli ultimi media indipendenti in lingua Tatara della Crimea, compresa l’emittente televisiva Atr. In molte voci internazionali si sono levate contro l’ennesima violazione dei diritti delle minoranze. Ma in Crimea la cosa non interessa a nessuno.
Era solo questione di tempo. La repressione delle libertà della comunità Tatara in Crimea era cominciata prima ancora dell’annessione della penisola, già dalle prime mosse dell’occupazione militare. La chiusura di Atr, l’ultima emittente indipendente a trasmettere in Crimea, è soltanto l’ultimo passo in ordine di tempo della russificazione della Crimea.
La scomparsa quasi totale della lingua ucraina dalle scuole, la chiusura delle chiese ortodosse del patriarcato di Kiev e il divieto d’ingresso nella penisola per alcuni leader della comunità Tatara, sono solo alcuni dei tasselli di un quadro più articolato. La chiusura di Atr ha causato rimostranze da parte di organizzazioni internazionali e leader politici stranieri, ma a finora ai crimeani sembra andar bene così.
Preoccupazione internazionale
La voce più forte che si è alzata è stata quella del commissario per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks. “Bisogna prendere immediatamente misure per consentire nuovamente ad Atr Tv di tornare a trasmettere”, ha detto in un comunicato. “Ed è necessario creare condizioni sicure e favorevoli ai media e ai giornalisti che lavorano in Crimea.”
Durante la sua missione in Crimea nel settembre 2014, il commissario ha discusso la situazione della libertà d’informazione con giornalisti locali e ha raccolto informazioni sulla situazione proprio di Atr tv. Nel rapporto stilato successivamente, il Muiznieks ha riferito di tentativi di influenzare i contenuti e le politiche editoriali dell’emittente con l’uso di pratiche intimidatorie e perquisizioni della sede con la scusa di combattere l’estremismo. Inoltre, sempre nel rapporto, il commissario per i Diritti umani ha espresso la sua preoccupazione più in generale per tutte le azioni intimidatorie in atto contro i membri della comunità Tatara.
Anche il dipartimento di Stato americano ha diffuso un comunicato di condanna delle “autorità russe di occupazione” per quella che è solo “l’ultima in una serie di azioni per limitare la libertà d’espressione in Crimea”.
I postumi di una sbronza
Sappiamo già che queste e altre dichiarazioni rimarranno parole al vento. Né la maggioranza della popolazione della Crimea avrà mai da ridire su queste misure che, in definitiva, colpiscono solo una parte della popolazione Tatara, ossia quella non allineata con il Cremlino. Come un quindicennio di Putinismo ci ha abituato a vedere, il popolo russo è ben disposto a barattare una quota di libertà in cambio di un miglioramento delle condizioni di vita. Se poi queste libertà toccano in primo luogo minoranze etniche, be’, sono ancora più facili da digerire.
Nonostante la festa per l’annessione abbia lasciato i crimeani con i postumi di una sbronza collettiva che li sta facendo sbattere la testa contro disoccupazione in crescita, prezzi al rialzo e stipendi ridotti, le aspettative dalla grande madre Russia sono ancora così alte da far scendere la questione Tatara in secondo piano. In più, verrebbe da dire, hanno già ben altri grattacapi per la testa. Insomma, i crimeani possono ben vivere senza Atr Tv.
@daniloeliatweet
Era solo questione di tempo. La repressione delle libertà della comunità Tatara in Crimea era cominciata prima ancora dell’annessione della penisola, già dalle prime mosse dell’occupazione militare. La chiusura di Atr, l’ultima emittente indipendente a trasmettere in Crimea, è soltanto l’ultimo passo in ordine di tempo della russificazione della Crimea.
La scomparsa quasi totale della lingua ucraina dalle scuole, la chiusura delle chiese ortodosse del patriarcato di Kiev e il divieto d’ingresso nella penisola per alcuni leader della comunità Tatara, sono solo alcuni dei tasselli di un quadro più articolato. La chiusura di Atr ha causato rimostranze da parte di organizzazioni internazionali e leader politici stranieri, ma a finora ai crimeani sembra andar bene così.