Ungheria, Grecia, Cipro e – forse – Italia. Il Cremlino ha i suoi cavalli di Troia all’interno dell’Ue per marginalizzare le posizioni più antirusse di Germania, Polonia e Paesi baltici. E sta funzionando.
Le sanzioni fanno male, è vero. Ma, a differenza di quello che vogliono farci credere alcune forze politiche di casa nostra, fanno più danni a Mosca che non per l’effetto boomerang sull’economia europea. E questo Putin lo sa bene. Gli conviene molto però cavalcare l’onda antisanzionista e le debolezze economiche di alcuni Paesi per spaccare l’unità d’azione europea. Sfruttando anche la nuova alleanza transnazionale che si sta creando tra le destre europee (vedi Orban, Le Pen e Salvini) e il Cremlino. Ma non solo, perché c’è anche la Grecia di Tsipras.
La Russia al mercato Europa
Mosca ha cominciato a fare la corte all’Ungheria. O forse è stato il contrario. Il risultato è comunque un fidanzamento di convenienza per entrambi che potrebbe portare a un duraturo matrimonio.
Qualche settimana fa, Putin ha staccato un assegno da 10 miliardi di euro sotto forma di prestito concesso a Budapest per finanziare l’ampliamento della centrale nucleare di Paks, l’unica del Paese e che da sola ne soddisfa il 40% del fabbisogno energetico. Ma secondo molti si tratta solo di un’elargizione camuffata al solo scopo di far mantenere all’Ungheria una posizione favorevole alla Russia in seno alle decisioni europee.
Non un grande sforzo per il primo ministro Viktor Orban, che ha manifestato nell’arco del suo mandato una notevole sintonia con la politica di Putin verso i media e la libertà di espressione.
Non solo. Il 7 aprile è stato firmato proprio a Budapest un documento per il progetto Turkish Stream, il gasdotto che dovrebbe sostituire il South Stream bloccato dall’Europa.
Corsa contro il tempo
Non è un caso isolato ma parte di una strategia precisa. Già nel 2011 la Russia aveva concesso a Cipro in grosse difficoltà economiche un prestito di 2,5 miliardi di euro. Prestito rinegoziato in versione ancora più favorevole lo scorso febbraio, in cambio della concessione dell’uso delle basi navali cipriote da parte della flotta militare russa.
Ma Putin flirta anche con l’Italia. Alla quale non ha offerto danaro ma che avrebbe tutto ad guadagnare da uno stop alle sanzioni. La recente visita all’Expo di Milano e l’incontro con Matteo Renzi (unico leader europeo oltre Orban ad aver invitato il presidente Russo da un anno a questa parte) ne è il segno tangibile.
E ora c’è la Grecia. Che ha firmato un accordo del valore di 2 miliardi di euro per la costruzione della tratta di Turkish Stream sul proprio territorio. Una boccata d’ossigeno per Tsipras, alla disperata ricerca di liquidi per tamponare l’emorragia di danaro che affligge il Paese.
Lo shopping di Putin in Europa è una corsa contro il tempo. L’obiettivo è creare una frangia di membri dell’Ue che ponga il veto al rinnovo delle sanzioni economiche in scadenza a luglio. La posizione europea, spinta da Germania, Polonia e Lituania, è per la continuazione della linea dura contro Mosca, ma chissà se il piano di Putin per spaccare l’Europa avrà successo.
@daniloeliatweet
Ungheria, Grecia, Cipro e – forse – Italia. Il Cremlino ha i suoi cavalli di Troia all’interno dell’Ue per marginalizzare le posizioni più antirusse di Germania, Polonia e Paesi baltici. E sta funzionando.
Le sanzioni fanno male, è vero. Ma, a differenza di quello che vogliono farci credere alcune forze politiche di casa nostra, fanno più danni a Mosca che non per l’effetto boomerang sull’economia europea. E questo Putin lo sa bene. Gli conviene molto però cavalcare l’onda antisanzionista e le debolezze economiche di alcuni Paesi per spaccare l’unità d’azione europea. Sfruttando anche la nuova alleanza transnazionale che si sta creando tra le destre europee (vedi Orban, Le Pen e Salvini) e il Cremlino. Ma non solo, perché c’è anche la Grecia di Tsipras.