Le ultime salme dei 30 cittadini britannici che sono stati uccisi nell’attacco terroristico sulla spiaggia tunisina di Sousse lo scorso 26 giugno stanno rientrando nel Regno Unito, proprio a ridosso dell’anniversario dell’attentato del 7 luglio 2005 a Londra. In questa triste occasione il governo britannico si trova, ancora una volta riflettere sulla minaccia del terrorismo e su quanto sia distante la sua sconfitta.
Negli ultimi anni il governo si è preoccupato principalmente della diffusione dell’estremismo all’interno del paese, le operazioni contro il terrorismo all’estero. L’attacco recente in Tunisia potrebbe far cambiare prospettiva al governo e spingerlo a dirigere i propri sforzi verso la politica estera.
Lo spirito degli anglosassoni, e forse anche di più le loro risorse militari ed economiche, è stato consumato dalle lunghe operazioni in Iraq e Afghanistan. Questi fattori, insieme alla crisi finanziaria e le tensioni domestiche circa il sistema di previdenza sociale e il welfare state, hanno reso gli anglosassoni meno interessati alla politica estera. Come Alex Massie ha scritto su Foreign Policy di recente, “Lo spirito del “chi altro, se non noi?” che aveva dato il via agli interventi del governo di Tony Blair nei Balcani, in Afghanistan and nel Medio Oriente è stato sostituto da un esasperato “perché noi?” Questo cambiamento di disposizione era evidente nelle recenti campagne elettorali, durante le quali questioni di politica estera sono state a malapena discusse. Nonostante il sondaggio dello scorso febbraio della Chatham House (discusso qui) avesse rivelato che i cittadini britannici desiderano che la loro nazione abbia un ruolo di rilievo negli affari internazionali sembra che non siano interessati a che è necessario perché quest’aspirazione si realizzi.
Persino in seguito all’attentato in Tunisia, un attacco che ha avuto luogo all’estero, l’attenzione è stata inizialmente indirizzata a questioni principalmente interne. A distanza di una settimana dopo l’attacco il Primo Ministro David Cameron ha rivelato che soltanto negli ultimi mesi ben cinque piani di attentati terroristici contro il Regno Unito sono stati sventati. Il Primo Ministro ha anche precisato che la lotta non è fra l’Islam e l’occidente come Isis vuole far credere. Infatti, David Cameron ha protestato contro l’uso da parte dei media della formula “Stato Islamico” poiché questa dà legittimità a un gruppo terroristico che né è uno stato né rappresenta l’Islam. Nel frattempo si è tenuta a Londra un’esercitazione anti-terrorismo di due giorni. L’esercitazione era stata programmata in seguito all’attentato a Charlie Hebdo dello scorso gennaio ma l’attentato in Tunisia gli ha conferito un significato ancora più forte nell’immaginario collettivo.
La radicalizzazione di alcuni cittadini del Regno Unito e la diffusione dell’estremismo sono certamente delle sfide difficili per il governo e la società anglosassone. E’ anche vero che vi è un forte legame fra guerra e propaganda e che la terminologia utilizzata è importante. Tuttavia, l’attentato contro i turisti sulla spiaggia di Sousse ha ricordato a Londra che il terrorismo è una minaccia che ha origine, e che agisce, anche all’estero, con ripercussioni globali. Il Primo Ministro ha promesso una reazione su tutti i fronti. David Cameron è stato in passato criticato per la mancanza del coinvolgimento del Regno Unito in Siria. Seppur sia ancora incerto in cosa consisterà la reazione “su tutti i fronti” promessa da Cameron, il Primo Ministro ha riaperto le porte a una discussione su un intervento in Siria, dichiarando che “Dobbiamo sconfiggere Isis sia in Iraq che Siria”. Lo scorso mercoledì il Segretario della Difesa MichaleFannon ha annunciato che il governo stainfatticonsiderando la possibilità di condurre delle incursioni aeree in Siria. Durante lo scorso governo i laburisti hanno bloccato per due volte le misure proposte dai conservatori contro la Siria ma ora che questi godono della maggioranza assoluta potrebbero avere i mezzi per aggirare l’opposizione. Non vi è al momento un piano noto al pubblico ma sembra che l’attacco di Sousse abbia messo in moto dei meccanismi che potrebbero avere delle conseguenze importanti per la Siria e per l’impegno del Regno Unito all’estero contro il terrorismo.
@aplazzarin
Le ultime salme dei 30 cittadini britannici che sono stati uccisi nell’attacco terroristico sulla spiaggia tunisina di Sousse lo scorso 26 giugno stanno rientrando nel Regno Unito, proprio a ridosso dell’anniversario dell’attentato del 7 luglio 2005 a Londra. In questa triste occasione il governo britannico si trova, ancora una volta riflettere sulla minaccia del terrorismo e su quanto sia distante la sua sconfitta.
Negli ultimi anni il governo si è preoccupato principalmente della diffusione dell’estremismo all’interno del paese, le operazioni contro il terrorismo all’estero. L’attacco recente in Tunisia potrebbe far cambiare prospettiva al governo e spingerlo a dirigere i propri sforzi verso la politica estera.