L’anno 2016 ha visto il Musée d’Art Contemporain du Val-de-Marne, più noto come MAC VAL, tagliare il traguardo dei dieci anni di attività nel campo della ricerca e della promozione dell’arte contemporanea. Progettato dall’architetto Jacques Ripault, il MAC VAL ha trovato casa – anzi, una reggia – nel sobborgo di Vitry sur Seine, ad una manciata di chilometri da Parigi. Infatti, l’edificio è stato pensato per accogliere le grandi installazioni di artisti contemporanei attivi dalla seconda metà degli anni ’50, per i quali si è voluto mettere a disposizione uno spazio di 13.000 mq, di cui 2600 sono destinati ad esposizioni permanenti e 1350 alle mostre temporanee, mentre i restanti sono stati pensati per collocarvi i magazzini, le officine ed un centro di ricerca.
A celebrare degnamente il primo decennale del MAC VAL, è stato invitato François Morellet, maestro dell’astrazione geometrica che alla soglia dei novant’anni ha realizzato per questa occasione l’installazione Seven Corridors, pensando ai visitatori come al centro del progetto e dello spazio.
Considerato il più grande precursore del minimalismo in Europa, il percorso artistico di Morellet (classe 1926) è iniziato grazie a suo padre, tra le altre cose anche scrittore di libri per bambini, la maggior parte illustrati proprio da suo figlio. Quando la famiglia si trasferì a Parigi, François ebbe la possibilità di studiare e di esercitarsi nella tecnica pittorica tradizionale fino ad esporre al Salon della Société Nationale des Beaux-Arts, ed innamorandosi contemporaneamente delle opere di Raoul Dufy, di Modigliani e di Mondrian. Grazie a loro, Morellet scelse a poco a poco un linguaggio semplice e rigoroso, fatto di geometrie e colori lineari, spesso condizionati da architetture antiche e moderne. Attenzione però, perché l’opera di Morellet e l’artista stesso non sono mai stati austeri, anzi, come dice egli stesso “Evito trascendenza e serietà. Mi sembra che l’umorismo, l’ironia, la derisione e leggerezza siano il sale necessario per rendere piazze, sistemi e tutto il resto digeribili.”
Nel decennio 1960-70 Morellet iniziò ad introdurre nelle sue opere sistemi di forme sovrapposte e frammentate, creando disposizioni con un ordine ricercato e definito, basato sullo studio della percezione visiva. Il passo successivo fu quello di fare della sua sperimentazione una vera e propria corrente artistica sperimentale, che coinvolse un gruppo di artisti conosciuti come i GRAV (Groupe de recerche d’Art Visuelle) uniti nella determinazione di nuove forme di espressione. Fu proprio in questo contesto creativo che Morellet iniziò ad utilizzare i tubi al neon e ad interagire con lo spazio a sua disposizione, che si trattasse di interni o di spazi aperti, per finire inserendo nelle sue composizioni perfettamente bilanciate un elemento solo parzialmente controllabile, ma che dà senso alle opere stesse: il visitatore.
L’espressione della potenza visiva, dell’acume e dell’ironia di Morellet si gioca in questo caso in uno spazio di oltre 20 metri quadrati, dove i visitatori interagiscono con quello che appare come un grande labirinto di forme geometriche, giocando dunque un ruolo fondamentale per il senso dell’installazione. Non a caso Morellet è famoso per aver detto che“… le arti visive devono consentire agli spettatori di trovare quello che vogliono in esso, vale a dire ciò che essi portano con sé. Le opere sono come aree picnic, in cui si mangia ciò che si è portato con sé”.
François Morellet. Seven Corridors
Musée d’Art Contemporain du Val-de-Marne, Vitry sur Seine, Parigi
24 ottobre 2015 – 6 marzo 2016
http://www.macval.fr