Quasi metà dei moldavi ha votato domenica scorsa in favore dell’Unione eurasiatica con la Russia e contro l’integrazione della Moldavia nell’Europa. Anche se al momento sembra che la maggioranza sia andata ai partiti filoeuropei, il risultato è una grande vittoria delle mosse politiche di Mosca per contrastare il partenariato orientale dell’Ue e mantenere la Moldavia sotto al propria sfera di influenza. Ecco come ci è riuscita.
La svolta storica che ci sia aspettava non c’è stata e la Moldavia rimane un Paese in bilico tra Europa e Russia. E non c’è niente di strano. È vero che i partiti che al momento appoggiano il governo europeista di Iurie Leanca, se resteranno uniti, hanno la maggioranza dei seggi in parlamento, ma è anche vero che quasi la metà dei moldavi ha votato a favore di partiti che hanno in programma l’ingresso del Paese nell’Unione eurasiatica. E non si potrà fare finta di niente.
Quali sono le mosse russe che hanno portato a questo risultato e quali quelle possibili per mantenerlo?
1. Il partito comunista moldavo, tradizionalmente orientato a est e da sempre forza di spicco del Paese, ha subito un’emorragia di voti negli ultimi anni. A settembre scorso, l’uomo d’affari moldavo naturalizzato russo Renato Usatii, ha fondato il partito Patria con l’intento di raccogliere i voti di chi non vedeva di buon occhio l’avvicinamento all’Unione europea. A tre giorni dal voto, Patria è stato messo al bando dalla Commissione elettorale di Chişinău con l’accusa di aver preso soldi da Mosca. In una intercettazione audio Usatii dice di prendere ordini dall’Fsb, il servizio segreto russo. La messa al bando di Patria però non è bastata a frenare i voti antieuropei che sono confluiti nel partito Socialista.
2. Il partito Socialista è risultato la prima forza del Paese. Nei giorni della campagna elettorale il suo leader, Igor Dodon, si è fatto fotografare insieme a Putin e ha tappezzato le città di gigantografie con la scritta “Insieme alla Russia”! Il 22% dei moldavi lo ha votato.
3. Gli eventi in Ucraina hanno condizionato la politica moldava, spingendo verso l’integrazione europea. Ma la percezione della rivoluzione di Kiev non è la stessa al di qua e al di là dei confini orientali dell’Ue. La paura di un contagio da Euromaidan ha effetti diversi sulla popolazione russa e russofona. I media in lingua russa hanno ben creato la paura di una rivoluzione che rischia di portare la violenza e l’instabilità per le strade delle città, insieme a un’ondata di sentimento antirusso.
4. Lo scenario ucraino spaventa. Le premesse per una guerra separatista ci sono tutte anche in Moldavia. La Transnistria non ha mai smesso di essere la leva migliore nelle mani di Mosca per agitare il timore di un riaccendersi del conflitto congelato. Con una doppia valenza. Nei confronti dei governanti moldavi e occidentali, in quanto creerebbe un nuovo caso di rimessa in discussione dei confini postbellici dopo la Crimea e il Donbass. E nei confronti della popolazione, come spauracchio di una nuova guerra.
5. L’economia della Moldavia è fragile. Il Paese più povero d’Europa esporta un quarto dei suoi beni verso la Russia, prevalentemente alimentari. Mosca ha bloccato le importazioni di vini e frutta. Circa 200mila moldavi su una popolazione di 3,5 milioni, poi, vivono e lavorano in Russia. Le loro rimesse costituiscono una voce importante del Pil e il 65% del totale. Il regime di visti agevolato, varato dall’Ue a luglio, non favorisce certo loro. Possibili limiti sui visti da parte della Russia danneggerebbero loro e l’intero Paese.
Quasi metà dei moldavi ha votato domenica scorsa in favore dell’Unione eurasiatica con la Russia e contro l’integrazione della Moldavia nell’Europa. Anche se al momento sembra che la maggioranza sia andata ai partiti filoeuropei, il risultato è una grande vittoria delle mosse politiche di Mosca per contrastare il partenariato orientale dell’Ue e mantenere la Moldavia sotto al propria sfera di influenza. Ecco come ci è riuscita.