Le donne in Europa, tra lavori a tempo parziale, attività di cura familiare e casalinghe sono ancora molto sottovalutate e continua a sussistere un notevole gap con gli stipendi dei colleghi uomini . Il divario retributivo di genere varia a seconda degli stati membri: da meno del 10% al 20%. Così riporta una analisi del Parlamento Europeo sulla parità di genere nel mondo del lavoro. In media in Europa le donne guadagnano il 16% in meno degli uomini.
Donne schiacciate dalle responsabilità familiari e sottostimate
La differenza di trattamento è ancor più evidente se si pensa che si arriva ad un divario pensionistico tra i due sessi del 39%, come risultato dell’accumulo di redditi più bassi che aumentano il rischio di povertà per le donne. Il lavoro a tempo parziale ha il volto di una donna: il gentil sesso è sovra-rappresentato nel lavoro a tempo parziale e nei settori che prevedono delle retribuzioni inferiori. Nei lavori dirigenziali , le donne continuano a essere in forte minoranza: vittime di pregiudizi, le competenze femminili vengono sottovalutate rispetto a quelle dei colleghi uomini.
Alle donne vengono ancora affidate le maggiori responsabilità riguardo l’assistenza familiare e il lavoro domestico con l’effetto di frequenti interruzioni di carriera. Le diversità di trattamento retributivo e pensionistico colpiscono le donne, ma anche le persone transgender.
Per la maggior parte dei cittadini Ue (76%), secondo le statistiche raccolte nell’Eurobarometro di marzo 2015, la parità di genere dovrebbe essere una delle sfide prioritarie per l’Europa. Dopo la violenza sulle donne, il fatto che le donne percepiscano stipendi inferiori pur svolgendo lo stesso tipo di lavoro dei colleghi uomini o percepiscano in molti casi pensioni di gran lunga inferiori , sono ritenuti tra le problematiche della disparità di genere più urgenti da affrontare . In almeno sedici stati membri, rendere uguale la retribuzione tra uomini e donne aumenterebbe anche la presenza delle donne nel mercato del lavoro. Secondo i dati raccolti, i cittadini europei sarebbero difatti favorevoli a politiche di sostegno più mirate che favoriscano l’accesso all’assistenza all’infanzia, al lavoro flessibile, a posti di lavoro migliori, e che contrastino discriminazioni di genere durante le procedure di assunzione.
Esiste poi, secondo la valutazione del valore aggiunto europeo del 2013 sulla parità di retribuzione, una correlazione diretta tra la riduzione del divario retributivo e l’aumento del PIL. Una revisione della direttiva sulle pari opportunità e la parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego porterebbe ad un incremento del PIL di circa 13 miliardi di euro all’anno. Nel 2013, secondo una analisi della Commissione Ue sull’applicazione della direttiva, ventisei stati membri avevano ancora questioni aperte sulla conformità della legislazione nazionale. In particolare rimane problematica l’applicazione pratica delle disposizioni in materia di pari retribuzione negli stati membri. La lobby europea delle donne (EWL) chiede misure più rigorose e disposizioni giuridiche più vincolanti: controlli salariali obbligatori per una maggiore trasparenza retributiva.
@IreneGiuntella
Le donne in Europa, tra lavori a tempo parziale, attività di cura familiare e casalinghe sono ancora molto sottovalutate e continua a sussistere un notevole gap con gli stipendi dei colleghi uomini . Il divario retributivo di genere varia a seconda degli stati membri: da meno del 10% al 20%. Così riporta una analisi del Parlamento Europeo sulla parità di genere nel mondo del lavoro. In media in Europa le donne guadagnano il 16% in meno degli uomini.