Con la hryvnia che ha perso oltre la metà del suo valore, il Pil in rosso e l’emorragia delle spese belliche, l’Ucraina è sull’orlo del default. Nelle casse dello stato ci sono soldi per appena una settimana, secondo The Economist, mentre gli aiuti offerti da Europa e Usa sono una goccia rispetto ai 15 miliardi di dollari necessari per il salvataggio. E la Russia potrebbe giocare le sue carte.

È come se si fosse aperto un nuovo fronte. Mentre la battaglia infuria lungo tutta la linea di faglia con i territori separatisti, un nuovo nemico mina la stabilità dell’Ucraina. Già a dicembre, Standard & Poor’s aveva declassato il rating a CCC-, mentre per Moody’s il rischio default è “estremamente alto”. Le riserve di valuta straniera, circa 7,5 miliardi di dollari un mese fa, erano stimate sufficienti per non più di cinque settimane. Ne sono passate quattro.
La classe politica si ostina a procrastinare ogni decisione in merito, mentre alcuni economisti sono convinti che lo shock sarà tanto più traumatico quanto più saranno rinviate le decisioni necessarie ad affrontarlo. “L’Ucraina dovrebbe considerare il default”, ha scritto l’economista Sasha Borovik. “E dovrebbe pensarci due volte prima di contrarre costosissimi debiti a breve termine per evitare il default. È difficile immaginare come il Paese possa onorare il proprio debito con le attuali condizioni economiche. Più si rimanda, più grande sarà il dolore quando finiranno i soldi”.
Un’emorragia
Servirebbero almeno 15 miliardi di dollari per salvare l’Ucraina. E nessuno è disposto a metterli sul piatto. L’Europa e gli Usa sono disposti a intervenire con qualcosa come 4 miliardi in tutto. Ma dall’altra parte c’è la Russia che vanta un credito di 3 miliardi di dollari, in scadenza a dicembre, in grado di vanificare l’intervento già blando di Usa e Ue.
Intanto,ieri (5 febbraio) la banca centrale di Kiev ha alzato il tasso di sconto al 19%. Nel giro di poche ore la hryvnia era scambiata a 25 contro 1 col dollaro, il 34% in meno.
E poi c’è la guerra. Secondo il presidente Petro Poroshenko, citato dall’Economist, il conflitto in Donbass costa alle casse di Kiev 10 milioni di dollari al giorno. È un’emorragia che non fa altro che aggravare le condizioni di un malato già grave, e che non accenna a diminuire. La controffensiva lanciata dai separatisti negli scorsi giorni, infatti, richiede uno sforzo bellico sempre maggiore da parte dell’esercito governativo. E i segnali al momento non lasciano intravedere alcuna possibilità di pace.

Un’arma in più
La banca centrale ucraina spera che in questi giorni si finalizzi il programma di aiuto accordato dal Fondo monetario internazionale. Ma Christine Lagarde ha già fatto sapere che non interverrà in aiuto dell’Ucraina finché ci sarà la guerra. “Nessun membro dell’Fmi può prendere in considerazione il programma di intervento se c’è un punto interrogativo sul 20% del Pil”, ha detto Lagarde in un’intervista a Le Monde. “E per riformare la propria economia, l’Ucraina ha bisogno di confini stabili. C’è un collegamento diretto tra la situazione economica e quella militare”.
Con queste premesse, il credito di 3 miliardi di dollari vantato dalla Russia è un’arma in più nelle mani di Putin. Se è vero infatti che la sua scadenza è prevista per dicembre, la concessione del prestito – elargito quando il Paese era ancora governato da Janukovich – era legata al contenimento del rapporto Pil debito pubblico sotto il 60%. I dati ufficiali saranno pubblicati a marzo, ma secondo il Finacial Times è quasi certo che il tetto è stato sfondato, consentendo alla Russia di esigere il proprio credito anticipatamente. Se questo dovesse succedere, sempre secondo il quotidiano finanziario, anche gli altri creditori avrebbero la strada aperta per battere cassa a Kiev, portando dritto il Paese verso il default.
Putin ha detto di non volere il default dell’Ucraina, ma c’è poco da scommettere che questa situazione gli faccia comodo. I media russi non perdono occasione per sottolineare come la crisi economica e l’instabilità siano diretti risultati di EuroMaidan. Un altro modo per dire che dove l’Europa mette mano nell’ex Urss crea solo danni.
Con la hryvnia che ha perso oltre la metà del suo valore, il Pil in rosso e l’emorragia delle spese belliche, l’Ucraina è sull’orlo del default. Nelle casse dello stato ci sono soldi per appena una settimana, secondo The Economist, mentre gli aiuti offerti da Europa e Usa sono una goccia rispetto ai 15 miliardi di dollari necessari per il salvataggio. E la Russia potrebbe giocare le sue carte.