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Le proteste in Sudan e negli altri Paesi d’Africa


In Sudan si protesta contro l’inflazione e il governo del presidente Bashir, al potere da trent’anni. Simile la situazione in Zimbabwe, dove la miccia è stato l’aumento del costo del carburante. In Congo si prospetta una crisi politica ancora più seria

Persone in coda in attesa di rifornimenti di carburante, Harare, Zimbabwe, 20 gennaio 2019. REUTERS/Philimon Bulawayo

In Sudan si protesta contro l’inflazione e il governo del presidente Bashir, al potere da trent’anni. Simile la situazione in Zimbabwe, dove la miccia è stato l’aumento del costo del carburante. In Congo si prospetta una crisi politica ancora più seria

Domenica una marcia di protesta a Omdurman, in Sudan, è stata interrotta dalle forze di polizia che hanno utilizzato il gas lacrimogeno contro i manifestanti.

Le proteste nella Repubblica del Sudan vanno avanti dal 19 dicembre scorso. Ad innescarle è stato l’aumento del prezzo del pane – lo stato generale dell’economia è pessimo –, ma sono subito diventate il veicolo dell’insofferenza e del malcontento popolare nei confronti del Presidente Omar al-Bashir, al potere dal 1989 dopo un colpo di stato militare. 

I manifestanti chiedono le dimissioni di Bashir, ritenuto responsabile della diffusa corruzione e della situazione di crisi economica – l’inflazione è molto alta e complica l’accesso al cibo e ai medicinali –, le cui cause sembrerebbero affondare nella perdita dei giacimenti petroliferi a seguito della secessione del Sudan del sud nel 2011. Il governo di Khartum ha reagito con violenza alle proteste: da dicembre si contano circa quaranta vittime tra i manifestanti. 

Altri paesi d’Africa sono al momento investiti da forti tensioni. In Zimbabwe ad esempio si protesta contro l’aumento dei prezzi del carburante e, di riflesso, contro il Presidente Emmerson Mnangagwa: come in Sudan, anche in Zimbabwe c’è una grave crisi economica e un alto tasso di inflazione. In Congo si prospetta invece una crisi politica ancora più seria dopo che la corte costituzionale ha riconosciuto la vittoria di Felix Tshisekedi alle elezioni presidenziali: il candidato arrivato secondo ha parlato di brogli e ha respinto il verdetto della corte, dicendo di considerarsi l’unico presidente legittimo.

@marcodellaguzzo

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