Il primo luglio a Hong Kong ci sarà la consueta marcia per la democrazia. Quest’anno però la manifestazione si tinge di nuovi particolari: il movimento Occupy Central, che tanto ha fatto discutere nei mesi e nelle settimane scorse, le straordinarie esercitazioni e mobilitazioni della polizia locale, un referendum che chiede per le elezioni del 2017 un suffragio realmente universale. E un Libro Bianco sull’ex colonia di Pechino.
Nel 1997 quando Hong Kong passò alla Cina dall’Inghilterra, Pechino inaugurò il cosiddetto «un paese due sistemi», teoria e pratica politica per riuscire a fare convivere l’autorità di Pechino, con la forma democratica dell’ex colonia. Una democrazia limitata, perché il chief executive, il premier di Hong Kong, viene eletto da un comitato elettorale composto da funzionari, in gran parte controllati dalla Cina, e uomini d’affari.
Nel 2007, il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo ha annunciato che Hong Kong avrebbe adottato il suffragio universale «già nel 2017» nella elezione del prossimo chief executive da un numero di candidati determinato da un «comitato nominato ampiamente rappresentativo», come stabilisce la legge.
«La campagna Occupy, tuttavia, ha scritto il Global Times, giornale filo governativo cinese, vuole spingere per un più ampio concetto di democrazia. Senza eccezione, i tre candidati, che vengono dalla Federazione degli Studenti, dal People Power e dall’Alleanza per la vera democrazia, suggeriscono che qualsiasi piano elettorale inizi con pubbliche elezioni per sostituire il piano di Pechino di nominare una commissione.
Nei giorni scorsi Occupy Central ha organizzato un referendum per chiedere ai cittadini di esprimersi al riguardo. Occupy Central è quel movimento nato alcuni mesi fa che aveva portato all’occupazione del parlamento dell’isola».

Non solo questo, perché nel clima teso, ma foriero, potenzialmente, di novità, è intervenuta con la consueta gamba tesa Pechino, pubblicando un Libro Bianco su Hong Kong che è stato visto da molti politici e abitanti dell’ex colonia, come un ennesimo tentativo di fare sentire la pressione della Cina sull’autonomia politica di Hong Kong.
Come ha scritto il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post «le tensioni politiche a Hong Kong sono aumentate, con due siti pro-democrazia colpiti da attacchi informatici. La scorsa settimana, Pechino ha anche pubblicato un secco promemoria per la città affermando senza mezzi termini che essa ha il potere, suscitando opposizioni feroci nella ex colonia britannica, restituita al controllo cinese nel 1997».
«Il referendum, scrive il Scmp, organizzato da un gruppo di protesta, Occupy Central, ha anche minacciato di lanciare una campagna di disobbedienza civile che avrebbe bloccato il distretto finanziario di Hong Kong, se non fossero soddisfatte le richieste del gruppo per il suffragio universale».
Il primo luglio a Hong Kong ci sarà la consueta marcia per la democrazia. Quest’anno però la manifestazione si tinge di nuovi particolari: il movimento Occupy Central, che tanto ha fatto discutere nei mesi e nelle settimane scorse, le straordinarie esercitazioni e mobilitazioni della polizia locale, un referendum che chiede per le elezioni del 2017 un suffragio realmente universale. E un Libro Bianco sull’ex colonia di Pechino.