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Legge elettorale: ancora un giro di valzer


Ormai in Italia cambiamo legge elettorale prima di ogni elezione. Segno del degrado della democrazia, che si fonda anche su regole del gioco per definizione rigide

Un’immagine del Parlamento Italiano. REUTERS/Remo Casilli

Ormai in Italia cambiamo legge elettorale prima di ogni elezione. Segno del degrado della democrazia, che si fonda anche su regole del gioco per definizione rigide

La legge elettorale italiana ha appena due anni di vita, è stata utilizzata una sola volta, il 4 marzo 2018, eppure tutti i partiti, di maggioranza come di opposizione, pensano che vada cambiata. E la stanno cambiando. Ufficialmente perché è stata approvata una riforma costituzionale che ha ridotto i numeri del Parlamento: i deputati sono scesi da 630 a 400 e i senatori elettivi da 315 a 200. In realtà non c’è una necessità tecnica che imponga la modifica della legge elettorale. O meglio, la modifica tecnicamente indispensabile è stata già fatta. È successo prima ancora che fosse approvato definitivamente il taglio dei parlamentari: una leggina firmata dal leghista Calderoli ha fatto del Rosatellum (così è conosciuta l’attuale legge elettorale) un sistema pronto a essere utilizzato a prescindere dai deputati e senatori da eleggere.

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