Quattro giovani diplomati di una scuola di moda libanese hanno portato in passerella le loro creazioni. Gli stilisti arrivano dai campi dei rifugiati palestinesi e siriani e dalle realtà più marginali del Paese. Dietro a questa avventura due donne che hanno costruito la loro carriera di successo nel mondo della moda internazionale.
Quarantadue abiti di alta moda, disegnati da giovani di talento, hanno incantato il pubblico e gli addetti ai lavori che gremivano il grande salone del centro Dar El-Nimer. Una particolarità accomunava i vestiti, tutti sono stati disegnati da quattro neodiplomati che vivono in tre diversi campi per rifugiati.
Moda e campi profughi sono due concetti distanti anni luce. Per chi è costretto a vivere in un accampamento o in un rifugio di fortuna vestirsi equivale a coprirsi, a proteggersi dalle intemperie. Eppure è proprio nei campi dei più di 300.000 rifugiati palestinesi e negli insediamenti del milione e passa di rifugiati siriani che gli insegnanti di “Creative Space Beirut”, una scuola di moda, cercano i nuovi talenti per il loro corso tenuto da grandi stilisti libanesi e internazionali.
Sarah Hermez, fondatrice e direttrice di “Creative Space Beirut”, ogni anno accoglie nella sua scuola dieci studenti selezionati tra i giovani aspiranti stilisti che arrivano dai campi profughi o da altre realtà fortemente marginali della società libanese.
“Beirut è il centro della moda del Medio Oriente – dice Hermez – qui lavorano stilisti che disegnano abiti indossati anche dalle star di Hollywood quando sfilano sui tappeti rossi dei festival internazionali. Anche dentro un campo di rifugiati ci sono molti giovani che sognano di realizzare quei vestiti.”
Nel discorso di apertura della sfilata, Caroline Simonelli, co-fondatrice di “Creative Space Beirut” e insegnante presso la prestigiosa “Parsons School of Design” di New York , ha ricordato le origini della scuola, “Fondata nel 2011 è un istituto gratuito nato per la giustizia sociale e l’istruzione. I nostri studenti non devono solo imparare a disegnare meravigliosi abiti, ma anche i principi della convivenza e della solidarietà.”
Sara Hemez ha detto “Da subito abbiamo pensato a come coinvolgere i giovani di talento con la passione per il design, ma che non sono in grado di frequentare un a scuola di moda.”
Così, da quando ha aperto la scuola gira tutto il Libano alla scoperta di nuovi talenti nei dodici campi di rifugiati palestinesi, nelle periferie abbandonate e ora anche negli insediamenti dove sopravvivono i profughi siriani.
Nelle aule di “Creative Space Beirut” I giovani selezionati ascoltano lezioni, abbozzano modelli su carta e imparano i segreti della sartoria. Alcuni si dedicano all’alta moda e provano a disegnare lussuosi abiti da sera, altri sono impegnati a progettare la linea ready-to-wear della scuola. Gli abiti di questa collezione sono poi realizzati con tessuti di qualità e messi in commercio con ottimi risultati. Tutti i profitti sono investiti nella scuola, che si finanzia anche grazie a donazioni e ad alcune partnership con negozi alla moda libanesi.
Infatti, le creazioni degli studenti hanno già attirato l’attenzione di nomi affermati della moda e i loro abiti si trovano nei negozi di tutta la regione mediorientale.
Al termine della sfilata il pubblico sembrava molto soddisfatto delle creazioni dei ragazzi di “Creative Space Beirut”. Angelique Sabounjian, stilista libanese che lavora con il celebre creatore di accessori Johnny Farah, ha detto che si era innamorata delle collezioni. “Si percepisce che ogni progettista ha uno stile diverso, ha la propria identità. Anche tecnicamente i prodotti sono davvero ben realizzati.”
L’accesso alla scuola è regolato da un processo di selezione che, oltre ai risultati di esami e interviste di valutazione, tiene conto anche del reddito. Per questo nelle sue aule si trovano alunni di diverse culture e classi sociali e che arrivano da tutti gli angoli del Libano, soprattutto dai campi dei rifugiati palestinesi e dei profughi siriani.
Tra i quattro creatori della serata c’è Ahmad Amer, un ventunenne rifugiato palestinese che arriva dal campo di Ain al-Hilweh, nel sud del Libano. Ora insegna nella sua vecchia scuola e sta per iniziare a lavorare in un’importante casa di moda a Beirut. Dipinge da quando era bambino e sognava di studiare design, ma senza la scuola di Hermez non avrebbe mai potuto pagare la retta d’iscrizione. “Disegnare sarebbe rimasto solo un hobby, invece ora è diventata la mia professione.” Dice mentre mostra un blocco pieno di disegni di elegantissime donne con il velo.
“Se si guarda alla storia dei più famosi stilisti – conclude Hermez – la maggior parte di loro arriva da ambienti poveri e hanno dovuto lavorare sodo per arrivare al successo. Studiare e lavorare per costruire un sogno, forse è questa la lezione più importante che cerchiamo di trasmettere ai nostri studenti.”
Quattro giovani diplomati di una scuola di moda libanese hanno portato in passerella le loro creazioni. Gli stilisti arrivano dai campi dei rifugiati palestinesi e siriani e dalle realtà più marginali del Paese. Dietro a questa avventura due donne che hanno costruito la loro carriera di successo nel mondo della moda internazionale.