Per il 20 luglio, secondo fonti della commissione elettorale, saranno disponibili i risultati definitivi delle elezioni per la costituente tenutesi lo scorso 25 giugno. Ma sono in pochi ad aspettarli con trepidazione. La maggior parte delle persone infatti, sa che questo secondo voto per la costituente è inutile. I dati dell’afflusso ai seggi parlano chiaro: solo 630,000 libici, ovvero il 45% del milione e mezzo iscritto alle liste elettorali, si è recato alle urne.
Un calo, questo dell’affluenza, dovuto alla mancanza di fiducia nella autorità centrali, al non chiaro effetto della ‘Political Isolation Law‘ del maggio 2013 (ben 41 candidature sono state rigettate) e alla mancanza di sicurezza in diverse zone del paese (24 seggi su 1600 sono stati annullati per brogli o violenze).
Alle precedenti elezioni del 2012 la percentuale era stata del 62%, con la coalizione di Jibril che prendeva 39 seggi sugli 80 destinati ai partiti mentre 120 seggi erano invece da attribuire a candidati indipendenti. Il partito ‘Giustizia e Ricostruzione’, vicino ai Fratelli musulmani, ne conquistava 17.
Dati non ufficiali parlano di una netta sconfitta del blocco islamista che include, oltre al partito dei Fratelli Musulmani, il blocco ‘Fedeltà al sangue dei martiri’, capitanato da Abdel Wahab Mohamed Qaid, fratello del più noto Mohamed Hassan Qaid, ovvero Abu Yahya al-Libi, numero due di al-Qaeda fino alla sua morte, avvenuta nel giugno 2012 in Pakistan per mano di un drone americano, mantenendo però la maggioranza su Misurata e zone di Tripoli come quella di Souq el jumma, sede di una forte brigata e di diversi comandanti rispettati come Hashim Bishr, comandante del Tripoli Supreme Security Comittee (ora nel National Security Directorate, Nsd). Lo stesso AbdelHakim Belhadji, ex comandante del Tripoli Military Council è nato in questo quartiere e da qui è partito il convoglio che ha guidato l’assalto al compound di Gheddafi nell’agosto 2011.
La vittoria di questa tornata elettorale, almeno sulla carta, andrebbe quindi nuovamente al blocco cosiddetto ‘liberale’ dell’Alleanza delle Forze Nazionali di Mahmoud Jibril e ai loro alleati, che questa volta però riuscirebbero a imporsi sul blocco islamista all’interno del Congresso. Sul terreno però non valgono i voti raccolti ma le armi. E si ripropone quindi ancora una volta la dualità tra le due principali e meglio armate città-stato del paese, Misurata e Zintan, e tra i loro alleati Islamisti e ‘liberali’. Ultimo segnale di scontri tra opposte fazioni è quello del 6 luglio scorso, tra miliziani della brigata Sawaq di Zintan, sotto il comando (formale) del Ministero dell’Interno e una brigata di Janzour, (Fursan Janzour) poco distante da Souq el Jumma. Scontri che neanche il Ramadan riesce a fermare.
Per il 20 luglio, secondo fonti della commissione elettorale, saranno disponibili i risultati definitivi delle elezioni per la costituente tenutesi lo scorso 25 giugno. Ma sono in pochi ad aspettarli con trepidazione. La maggior parte delle persone infatti, sa che questo secondo voto per la costituente è inutile. I dati dell’afflusso ai seggi parlano chiaro: solo 630,000 libici, ovvero il 45% del milione e mezzo iscritto alle liste elettorali, si è recato alle urne.