L’Islanda riprende quota e torna a crescere, dopo la crisi del 2008, con una ricetta autoctona, fatta di tagli alla spesa pubblica, nazionalizzazioni, welfare e una nuova Costituzione. La richiesta di entrare nell’Ue rimane in standby; ma molti islandesi sono scettici.
La notizia, nel febbraio scorso, ha fatto in pochi secondi il giro di Borgartún, il centro finanziario di Reykjavík, dove hanno sede le banche e le più importanti aziende: Moody’s ha rivisto al rialzo l’outlook dell’Islanda da “negativo” a “stabile”, confermando il rating “Baa3”.
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