Il governo turco propone di rendere legale l’uso delle lettere q, w, x.
Tra le proposte avanzate dal governo turco nella trattativa in corso con la minoranza curda c’è una curiosa riforma dell’ortografia: si propone infatti di estendere l’alfabeto in uso nel Paese anche alle lettere q, x, w. La proposta, inserita in un “pacchetto per la democrazia” presentato il 30 settembre scorso, è stata annunciata dal Primo ministro Recep Tayyip Erdoğan in una conferenza stampa trasmessa in diretta televisiva; da allora la piccola riforma dell’alfabeto ha iniziato il suo percorso parlamentare.
La notizia ha lasciato perplessi alcuni commentatori occidentali: ma è veramente così importante, si sono chiesti, parlare di lettere dell’alfabeto? E perché di ciò dovrebbero occuparsi il governo e il parlamento? E come mai l’argomento ha un peso nella questione nazionale curda?
Parlare di alfabeto in Turchia è sempre importante: la riforma ortografica, con cui il Paese passò dalla scrittura araba a quella latina, fu voluta personalmente da Mustafa Kemal Atatürk, il padre della repubblica moderna. Fino ad allora, la lingua turca era stata scritta per secoli ricorrendo a un adattamento della scrittura araba. La stessa soluzione era tradizionalmente adottata dalle lingue diverse dall’arabo parlate nel mondo islamico: ad esempio, il persiano e l’urdu sono tutt’oggi scritti con grafia araba (ampliata da alcuni segni) rispettivamente in Iran e in Pakistan.
Se vuoi leggerlo tutto, acquista il numero in pdf per soli 3 euro.
Il governo turco propone di rendere legale l’uso delle lettere q, w, x.