
Il rispolvero della grandeur sovietica tocca le corde della nostàlgija negli anziani e sfrutta il revisionismo storico per i giovani. Il whitewashing dei crimini di Stalin ha raggiunto nuovi livelli, e sono in molti i russi che ormai pensano che Baffone non fosse poi così male.
Al Cremlino, il vizio di riscrivere la Storia non se lo sono tolto. Dopo la Seconda guerra mondiale, che in Russia si chiama Grande guerra patriottica, dopo la caduta dell’Urss – la più grande catastrofe del Ventesimo secolo, secondo Putin – è arrivata la vota di Stalin. Il sanguinario dittatore che a causa della sua paranoia causò la morte di decine di milioni di persone; l’uomo che non esitò a lasciar morire il proprio figlio nelle mani dei nazisti; colui che portò il sistema Gulag a parte integrante del Grande terrore, viene sempre più spesso ritratto come il più patriota tra i patrioti russi. Alla faccia della memoria di milioni di vittime.
Politicamente corretto.
Oggi, il bolshoi terror deve essere dimenticato, per ordini superiori. Il lager Perm-36 è l’unico di tutta la rete di campi del Gulag a essere arrivato ai giorni nostri, ed è anche l’unico museo esistente della repressione staliniana. Si trova a un centinaio di chilometri da Perm, sugli Urali. Ma da qualche giorno il museo ha cambiato versione. Lo storico che lo ha diretto con passione per vent’anni, Viktor Shmyrov, è stato rimosso, la sua associazione liquidata e il museo dato in gestione a un’organizzazione statale. Il primo effetto è stato la scomparsa del nome di Stalin dagli opuscoli e dal materiale informativo. “Non vogliamo schierarci”, ha detto Yelena Mamayevam la nuova direttrice. “Cerchiamo di concentrarci più sugli aspetti architettonici del complesso, senza coinvolgere le persone che sono state rinchiuse qui, Stalin, eccetera. Non ci sembra politicamente corretto”. In sostanza, del Gulag ci interessano le baracche e non la storia di repressione che testimonia.
Negli stessi giorni, a Perm, sono comparsi dei grossi manifesti che celebrano il 135° compleanno di Stalin
Coincidenze
Sarà un coincidenza, ma nei sondaggi il gradimento per Baffone cresce di pari passo a quello per Putin. Secondo un recente sondaggio condotto dall’istituto demografico indipendente Levada-Center, più della metà dei russi pensa che Stalin abbia svolto un ruolo positivo per il Paese, mentre il 24% si spinge a definirlo un ruolo “decisamente positivo”. Gli intervistati non negano i crimini e le Purghe, ma per circa il 45% dei russi si è trattato di “sacrifici” giustificati in cambio della rapida crescita che l’Urss stava vivendo in quegli anni”. La percentuale è raddoppiata negli ultimi due anni.
“La riabilitazione di Stalin”, ha detto il direttore del centro Levada, Alexei Levinson, “è dovuta al fatto che Putin cerca una legittimazione alle proprie azioni nel passato. Questo gli garantisce approvazione”.
C’è da dire che il whitewashing dello stalinismo non è cominciato oggi. Già sotto la presidenza di Medvedev, le pagine di quegli anni nei testi di storia delle scuole primarie erano state riscritte evitando i toni più duri, mentre sono diversi anni che le trasmissioni storiche in tivù parlano di Stalin come del più grande eroe sovietico. Ma è chiaro che con la guerra ideologica che oggi il Cremlino combatte contro i fantasmi del nazifascismo in Europa, la memoria dell’eroe della Grande guerra patriottica non può essere rovinata da qualche decina di milioni di morti. Ora, aspettiamo solo che Volgograd torni a essere la grande Stalingrado.
@daniloeliatweet