Come ha fatto l’Isis a divenire in così poco tempo da una delle tante sigle operanti in Iraq a principale brand terroristico globale e formazione militare strutturata capace di competere con eserciti regolari?

Secondo il New York Times la spina dorsale della struttura militare del gruppo sarebbe costituita principalmente da ex militari del regime di Saddam Hussein, di uomini del mukhabarat o della sua Guardia Repubblicana, molti di questi conosciuti durante la detenzione di Abu Bakr al-Baghdadi quando era rinchiuso nel centro di detenzione americano di Camp Bucca, vicino a Umm Qasr. Come il suo vice, Fadel al-Hayali (ex colonnello dell’esercito) e il capo del Consiglio Militare, Adnan al-Sweidawi (anche lui un ex colonnello). E con loro ci sarebbero almeno altri 300 ex militari. Tutti in passato prigionieri.
Secondo una inchiesta del Telegraph, Baghdadi durante l’invasione americana nel 2003 era un tranquillo studioso in teologia islamica e un giocatore di calcio di un certo livello. Il perché sia finito alla prigione di Bucca non è mai stato chiarito ma è quasi certo che la sua radicalizzazione sia avvenuta proprio all’interno della struttura di detenzione.
Oltre che dalle Forze Armate del rais i quadri provengono da altri gruppi terroristici sunniti e dall’ex partito Baath, il cui segretario generale è Izzat Ibrahim al-Douri, l’ex vicepresidente sotto Saddam e oggi segretario generale del partito Baath in clandestinità.
Ma il matrimonio di interessi tra il Baath e l’Isis potrebbe essere già prossimo al naufragio.
I neogovernatori di Mosul, l’ex generale Azhar al-Obeidi e quello di Tikrit, l’ex generale Ahmed Abdul Rashid provengono entrambi dal Naqshbandi Army di Izzat Ibrahim al-Douri. La chiave del successo dell’Isis è imputabile soprattutto alla rete militare clandestina di resistenza del Baath e alla ‘manovalanza’ jihadista. Al-Douri però, poco dopo la presa di Mosul, in un comunicato ufficiale del Baath ha dichiarato “guerra all’Isis” a causa delle persecuzioni contro i cristiani e altre minoranze. Una guerra che però sarebbe stata rimandata proprio grazie ai bombardamenti americani, che hanno rinsaldato le fronde interne contro il nemico comune che, sul terreno, riconquista posizioni importanti.
I Peshmerga curdi hanno ripreso infatti il controllo di sette villaggi intorno alla diga di Mosul, riconquistata lo scorso 17 agosto e preso Ayn Guwer, villaggio vicino al valico di Rabia, al confine con la Siria, attestandosi a due km dalla città di Zumar, sull’altura strategica di Batana.
Nella ritirata i militanti dell’Isis hanno dato fuco a tre pozzi del campo petrolifero di Ain Zalah.