Molti cittadini francesi non si sono resi conto che non era in gioco solo il destino del loro Paese, ma di tutti noi europei
Primo: la Francia ha riscelto Emmanuel Macron come proprio Presidente. Il ballottaggio ha visto la conferma del leader de La Republique en marche, che ha prevalso con il 58% dei consensi. Macron è il primo Presidente francese a essere rieletto per un secondo mandato negli ultimi 20 anni.
Secondo: mai l’estrema destra è stata così vicina all’Eliseo. Marine Le Pen, la figlia dell’ex parà Jean-Marie, è arrivata al 42%. “Un grande vento di libertà avrebbe potuto alzarsi sul Paese, il destino delle urne ha deciso diversamente”. La Francia, membro fondatore e seconda più grande potenza economica dell’Ue, ha detto di no per la terza volta alla portabandiera del sovranismo anti-europeo. Marine Le Pen, che pure per questa tornata elettorale ha scelto un profilo molto più moderato, mai nominando una possibile Frexit, nel suo programma aveva annunciato che, una volta eletta, si sarebbe recata a Bruxelles per dare vita all’Europa “delle nazioni libere”.
“Quel che Marine Le Pen propone è di diminuire il contributo della Francia all’Europa, rinunciare alla primazia del diritto europeo sul diritto nazionale, ristabilire i controlli alle frontiere: è scritto nel suo programma”, ha dichiarato Macron in una recente intervista al Corriere della Sera. Una Frexit dall’interno.
Terzo: i sovranisti di casa nostra, ieri sera, hanno applaudito l’ottimo risultato della leader di Rassemblement National. Matteo Salvini si è complimentato con lei – “Sola contro tutti” – e ha auspicato di tornare a lavorare insieme in Europa.
Sono invece arrivati i complimenti del premier italiano Mario Draghi: “La vittoria da parte di Macron alle elezioni presidenziali francesi è una splendida notizia per tutta l’Europa. Italia e Francia sono impegnate fianco a fianco, insieme a tutti gli altri partner, per la costruzione di una Unione europea più forte, più coesa, più giusta, capace di essere protagonista nel superare le grandi sfide dei nostri tempi, a partire dalla guerra in Ucraina“.
Quarto: l’Unione europea sembra tirare un sospiro di sollievo. Tutti i rappresentanti di Bruxelles, dalla Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola alla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, si sono congratulati con il Presidente francese, sottolineando il significato europeista del risultato elettorale.
Verso le 22 di ieri ha parlato lo stesso Macron, con un discorso molto breve, tenuto alla Tour Eiffel. Macron ha ringraziato i suoi elettori di sempre, ma anche quelli che lo hanno votato per evitare il pericolo dell’estrema destra, quelli che sono andati alle urne per senso del dovere. Il Presidente francese si è rivolto finanche agli elettori di destra, parlando della spaccatura che adesso divide la Francia, della rabbia e del disaccordo, che hanno spinto molti elettori a non andare alla urne.
Il Presidente francese ha ora la possibilità di imprimere una svolta storica al processo di integrazione europea e dunque al protagonismo internazionale di tutti noi. Solo con un’Europa unita – a partire dalla Difesa comune – possiamo auspicare a un ruolo concorrenziale con i grandi Paesi (Usa, Cina, Russia e India) del mondo. E questa spinta la può dare solo la visione di lungo periodo del Presidente dell’unica potenza nucleare europea.
In politica interna, il progetto macroniano ha come finalità la concorrenzialità delle produzioni francesi, attraverso una rivoluzione liberale, di non facile attuazione, in una società che non vuole mollare storici privilegi non più sostenibili. Anche per implementare politiche liberal, Macron potrebbe farsi aiutare dall’Europa che, dopo la pandemia, ha riscoperto anche una sua vocazione solidale, che era sembrata negli ultimi due decenni travolta dagli aspetti inerenti alla governance economica dell’Unione.
In definitiva, aspettative altissime, caro Presidente…