Quiapo è un quartiere diviso in due. Da una parte ci sono i cristiani e la basilica di San Giovanni Battista. Poco distante, invece, ci sono i musulmani e la Golden Mosque. Ma Quiapo è anche la zona più pericolosa di Manila.
La chiesa della capitale è famosa perché ospita il Nazareno Nero, una statua che rappresenta la figura del Cristo piegato sotto il peso della croce a grandezza naturale. Ogni giorno sono migliaia i fedeli che arrivano da tutte le zone della città e, nel mese di gennaio, quando si svolgono le celebrazioni in suo onore, le presenze arrivano ad essere anche dieci milioni. A questa raffigurazione vengono attribuiti numerosi miracoli. Secondo una leggenda, infatti, il Cristo nero sarebbe arrivato nelle Filippine nel 1607, dopo non poche difficoltà. Partito con un’imbarcazione dal Messico, la nave avrebbe preso fuoco in prossimità delle coste. La statua, però, non si sarebbe danneggiate, ma solo annerita a causa delle fiamme. Si racconta che il Nazareno Nero sia scampato anche ad altri incendi all’interno della basilica e avrebbe resistito anche a due forti terremoti.
Poco distante, infilandosi nelle strette vie laterali, si arriva nella zona musulmana, dove si trova la più grande moschea della regione: la Golden Mosque. Costruita nel 1976 in occasione della visita nelle Filippine di Muammar Gheddafi, poi annullata. In questa parte del quartiere la criminalità è altissima. Quando, con non poche difficoltà, sono stato lì lo scorso febbraio per incontrare Hajji Moh’d Ersad Malli, il responsabile della moschea e del centro culturale islamico, mi è stato detto che la zona è da tempo controllata da bande di trafficanti ed estremisti, molti dei quali provenienti dal sud del Paese, infuocato dalla guerriglia dei separatisti musulmani.
Ed è proprio in questa parte di Quiapo che le forze speciali hanno fatto irruzione nella giornata di venerdì 7 ottobre. Nell’operazione – che rientra nell’ambito della lotta al narcotraffico voluta dal presidente Rodrigo Duterte – in diversi scontri a fuoco ingaggiati dai criminali sono morte sette persone. Gli uomini della polizia, armati fino ai denti e schierati in trecento, hanno arrestato anche duecento persone. Tra i fermi, secondo quanto riporta il quotidiano filippino Inquirer, ci sarebbe anche Sambetory Macaraas Sarip, un comandante dei ribelli del Bangsamoro Islamic Freedom Fighters (BIFF), un gruppo fuoriuscito del dal Moro Islamic Liberation Front (MILF), considerato molto vicino ai tagliagole dello Stato Islamico. I miliziani del BIFF, per le autorità di Manila, sarebbero anche gli autori della strage dei cristiani avvenuta nel Natale scorso in diversi villaggi nell’isola di Mindanao. Oscar Albayalde, portavoce dell’unità speciale, ha riferito che nel raid sono state sequestrate anche numerose armi e munizioni, comprese alcune bombe a mano.
Estrada, il sindaco di Manila, ha ricordato che «l’ultima volta le forze di sicurezza erano entrate nella parte musulmana di Quiapo al tempo Marcos». E questa operazione antidroga e criminalità, è sicuramente un’altra vittoria per Duterte.