Una volta era il paradiso dei gay. Il luogo dove si rifugiavano gli americani e gli europei in fuga dalle leggi repressive e puritane dei propri paesi. A Tangeri o in altre città del Marocco, aristocratici e letterati scoprivano la libertà di vivere desideri e passioni senza il pericolo di essere molestati.
Fu in un alberghetto nascosto poco lontano da Boulevard Pasteur a Tangeri che William Burroughs scrisse Il Pasto Nudo, uno dei romanzi più controversi del ventesimo secolo. E dalla stessa stanza Burroughs nel 1954 inviava delle lettere ad Allen Ginsberg in cui raccontava con disinvoltura le sue avventure omosessuali.
La stessa Tangeri, racconta la BBC, che l’accademico inglese Andrew Hussey descriveva come “un’utopia di pericolosi e sconosciuti piaceri”. Ma erano gli anni Cinquanta. Il Marocco era un crocevia di amministrazioni europee, privo di regole rigide, dove la vita per gli occidentali scorreva tra ritmi rilassati in un clima di tolleranza praticata, più che predicata.
Oggi essere omosessuale in Marocco può costare fino a tre anni di carcere, e nemmeno gli stranieri sfuggono alla legge. Il 13 dicembre, lungo la strada costiera nei dintorni di Al Hoceima, la polizia ha arrestato un uomo sulla cinquantina e uno studente appena ventenne mentre, secondo le accuse, erano in procinto “di impegnarsi in attività sessuali” in macchina. Nei rapporti della polizia si parla di flagranza di reato, ma l’evidenza consisterebbe in “inequivocabili segni di omosessualità” ravvisati dai gendarmi nelle movenze e nella voce del ragazzo più giovane, denuncia Human Rights Watch. I due imputati sono stati “graziati” dalla corte di Al Hoceima con una condanna a “solo” un anno e mezzo di carcere, invece che tre. Condanna – sottolineano gli avvocati della difesa – basata esclusivamente sulle confessioni estorte dalla polizia e che in Marocco valgono fino a prova contraria. Il problema – denunciano gli attivisti – è che a livello sociale la condanna dell’omosessualità è tale che nei processi di solito le uniche dichiarazioni sono quelle estorte dalla polizia, spesso con intimidazioni e minacce.
Esemplare è il caso dei sei uomini arrestati a maggio nella regione centrale di Fqih Bensalah e denunciati da un padre, preoccupato che le cattive amicizie del figlio lo stessero portando sulla strada dell’omosessualità. Il codice penale marocchino all’articolo 489 vieta gli “atti di devianza sessuale tra membri dello stesso sesso” in modo ampio e poco definito. L’articolo 483 vieta tutti i comportamenti offensivi della pubblica decenza, tra i quali rientrano quelli legati ai comportamenti di gay, lesbiche e transgender.
Ma la Costituzione approvata nel 2011, all’articolo 24, – fa notare Human Rights Watch – dovrebbe tutelare il diritto di ciascuno a vivere la propria vita privata. E invece per ora sembra prevalere la legge contro l’omosessualità, che punisce le scelte di vita non convenzionali.
Una volta era il paradiso dei gay. Il luogo dove si rifugiavano gli americani e gli europei in fuga dalle leggi repressive e puritane dei propri paesi. A Tangeri o in altre città del Marocco, aristocratici e letterati scoprivano la libertà di vivere desideri e passioni senza il pericolo di essere molestati.