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Martin Schulz non esclude l’opposizione per l’Spd e guarda al futuro


Ma perché mai i tedeschi dovrebbero votare i socialdemocratici e dunque per Martin Schulz cancelliere? Lui stesso ammette che in Germania le cose vanno benissimo, la disoccupazione è ai minimi storici (in aprile era al 3,9 per cento), l’economia viaggia come un treno. Perché mai dunque cambiare macchinista? “Perché, come diceva Willy Brandt, ‘se vuoi che anche domani le cose vadano bene, devi cominciare a cambiarle oggi’” spiega Schulz nell’intervista televisiva andata in onda domenica 14 agosto sul canale pubblico ZDF.

Il candidato del partito socialdemocratico tedesco per il cancellierato Martin Schulz si protegge il viso dal sole. Catania, Italia, 27 luglio 2017. REUTERS / Antonio Parrinello

Ma perché mai i tedeschi dovrebbero votare i socialdemocratici e dunque per Martin Schulz cancelliere? Lui stesso ammette che in Germania le cose vanno benissimo, la disoccupazione è ai minimi storici (in aprile era al 3,9 per cento), l’economia viaggia come un treno. Perché mai dunque cambiare macchinista? “Perché, come diceva Willy Brandt, ‘se vuoi che anche domani le cose vadano bene, devi cominciare a cambiarle oggi’” spiega Schulz nell’intervista televisiva andata in onda domenica 14 agosto sul canale pubblico ZDF.

Mancano sei settimane alle elezioni parlamentari tedesche che si terranno il 24 settembre prossimo. Il tempo stringe per lo sfidante socialdemocratico Martin Schulz e anche se lui insiste nel dirsi sicuro che “sarò il prossimo cancelliere federale”, il quadro è tutt’altro che a suo favore. Secondo un recente sondaggio condotto insieme dalla rivista Stern e dal canale televisivo privato RTL, se fosse possibile eleggere direttamente il capo del governo, solo il 22 per cento dei tedeschi lo voterebbe, mentre il 51 per cento si dichiara a favore della Kanzlerin Angela Merkel. Anche il gradimento da parte dell’elettorato vede l’Unione (cristianodemocratici, CDU, e cristianosociali, CSU) in testa con il 39 per cento delle preferenze, i socialdemocratici sono invece scesi al 23 per cento. Seguono poi la Sinistra con il 9 per cento, mentre Verdi, liberali dell’FDP e i nazionalisti dell’AfD sono all’8 per cento. Quello che è invece aumentato di due punti, attestandosi al 26 per cento, è la quota degli indecisi e di coloro che non intendono andare a votare.

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