spot_img

2016, annus horribilis per il Medio Oriente. E nel 2017 cosa succederà?


Il 2016 per il Medio Oriente? Meglio non parlarne. Il 2017? Si parlerà molto di Medio Oriente. Battute a parte, quello che si chiude è stato davvero l’anno orribile della regione. Lo è stato, ovviamente, per le ricorrenti e sempre più crudeli crisi militari che tra i civili hanno mietuto vittime sempre più numerose: dallo Yemen all’Afghanistan, dalla Siria all’Iraq alla Libia, nessuna delle guerre recenti o in corso ha risolto alcunché ma, al contrario, ha allargato e approfondito i problemi, le crisi, i danni, i rancori. Se c’è un vincitore, nel Medio Oriente del 2016, questo è l’Isis. E lo si nota, per paradosso, proprio in quello che è forse il suo momento di maggiore difficoltà. Il compito della milizia jihadista era frammentare Siria e Iraq, diffondere ancor più il radicalismo, minacciare i musulmani con la violenza e agitare gli occidentali con il terrorismo. Obiettivi puntualmente raggiunti, anche se il territorio da essa occupato è oggi assai ridotto rispetto a due anni e mezzo fa.

Una donna sfollata ferita negli scontri durante la fuga dallo Stato Islamico di Mosul viene medicata in un ospedale a ovest di Erbil, Iraq, 25 novembre 2016. REUTERS / Azad Lashkari

Il 2016 per il Medio Oriente? Meglio non parlarne. Il 2017? Si parlerà molto di Medio Oriente. Battute a parte, quello che si chiude è stato davvero l’anno orribile della regione. Lo è stato, ovviamente, per le ricorrenti e sempre più crudeli crisi militari che tra i civili hanno mietuto vittime sempre più numerose: dallo Yemen all’Afghanistan, dalla Siria all’Iraq alla Libia, nessuna delle guerre recenti o in corso ha risolto alcunché ma, al contrario, ha allargato e approfondito i problemi, le crisi, i danni, i rancori. Se c’è un vincitore, nel Medio Oriente del 2016, questo è l’Isis. E lo si nota, per paradosso, proprio in quello che è forse il suo momento di maggiore difficoltà. Il compito della milizia jihadista era frammentare Siria e Iraq, diffondere ancor più il radicalismo, minacciare i musulmani con la violenza e agitare gli occidentali con il terrorismo. Obiettivi puntualmente raggiunti, anche se il territorio da essa occupato è oggi assai ridotto rispetto a due anni e mezzo fa.

Ma lo scoramento maggiore, a proposito del Medio Oriente, deriva dalla sensazione che quanto si produce oggi laggiù sia il frutto di una catena di decisioni sbagliate e interventi nefasti del passato, prossimo e remoto. Una catena che è impossibile riavvolgere e che ormai imprigiona le sorti di popoli e Paesi, a prescindere da motivazioni, ragioni e interessi.

Questo contenuto è riservato agli abbonati

Abbonati per un anno a tutti i contenuti del sito e all'edizione cartacea + digitale della rivista di geopolitica

Abbonati ora €35

Abbonati per un anno alla versione digitale della rivista di geopolitica

Abbonati ora €15

ARTICOLI CORRELATI

rivista di geopolitica, geopolitica e notizie dal mondo