I conflitti degli ultimi anni colpiscono sempre più la popolazione civile. In Medio Oriente e non solo ospedali e centri sanitari sono diventati obiettivi per tutti gli eserciti, in violazione di tutte le convenzioni internazionali.
BEIRUT – Il mese scorso la notizia della morte durante un bombardamento dell’ultimo pediatra dell’ospedale Al-Quds di Aleppo ha fatto il giro del mondo. Le ultime immagini, riprese dalle telecamere della clinica e diffuse in rete, di Mohammad Wassim Maaz lo mostravano al lavoro tra i suoi bambini. Era uno degli ultimi pediatri rimasti in città, una delle ultime speranze per centinaia di bambini rimasti intrappolati nella città assediata.
Il bombardamento del 27 aprile ha distrutto l’ospedale e, sotto le macerie, insieme al pediatra sono morti altri medici e molti pazienti.
Quello all’ospedale di Aleppo è solo l’ultimo di migliaia di attacchi subiti negli ultimi anni da strutture mediche nei conflitti in Medio Oriente e nel resto del mondo. Attacchi che sono sfacciate violazioni delle norme umanitarie in Siria, Afghanistan, Iraq, Yemen e Sudan meridionale.
Questi frequenti attacchi hanno trasformato il simbolo della Croce Rossa, che dovrebbe offrire protezione e sicurezza, in un bersaglio e hanno mostrato l’incapacità della comunità internazionale nel prevenire e punire questi crimini di guerra.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non è riuscito ad andare oltre una risoluzione di condanna e la denuncia degli attacchi e la richiesta a tutte le parti in conflitto di proteggere le strutture mediche, il personale e i pazienti. Purtroppo, alcuni dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che hanno votato la risoluzione, non sono esenti da responsabilità dirette.
L’aviazione statunitense ha colpito una clinica di “Medici senza frontiere” in Afghanistan lo scorso anno uccidendo 42 persone. Diverse strutture sanitarie sono state colpite dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita contro i ribelli sciiti dello Yemen.
Anche la Russia, che in Siria sostiene con i suoi aerei il Presidente Bashar Assad è ritenuta responsabile di bombardamenti contro gli ospedali delle città assediate, mentre i militari di Assad sono accusati di colpire obiettivi civili per fiaccare la volontà della popolazione e rendere le aree controllate dai ribelli invivibili.
L’associazione dei “Medici per i Diritti Umani” ha dichiarato che in Siria si registra la maggiore concentrazione di attacchi sistematici contro le strutture sanitarie documentate in tutto il mondo fino a oggi. “Gli ospedali e gli ambulatori, che sono luoghi dove le persone possono trovare sollievo dalla sofferenza, sono diventati invece luoghi di brutalità e di morte”, ha detto Susannah Sirkin, direttrice dell’associazione.
La Convenzione di Ginevra stabilisce che gli ospedali, i medici e i pazienti non possono essere un bersaglio nei conflitti. Simili attacchi costituiscono un crimine di guerra.
Violazioni di queste norme ci sono sempre state, ma tutti gli osservatori concordano nell’affermare che la crudeltà e la frequenza di questi ultimi anni è senza precedenti. Quasi 740 medici e infermieri sono rimasti uccisi in più di 360 attacchi contro gli ospedali in Siria dall’inizio della guerra civile nel 2011, secondo “Medici per i Diritti Umani”. Uno studio del Comitato Internazionale della Croce Rossa ha documentato circa 2.400 attacchi contro i pazienti, personale sanitario e strutture mediche dal 2012 al 2014.
“Medici Senza Frontiere” afferma che più di 100 persone tra medici, infermieri e pazienti sono morti, e almeno 130 sono rimaste ferite, in bombardamenti e attacchi che hanno preso di mira più di 80 strutture sanitarie dell’organizzazione tra il 2015 e l’inizio del 2016.
Ospedali e medici sono stati attaccati solo perché impegnati a curare militari e civili di tutte le parti in conflitto o perché si trovavano vicini a quello che era stato identificato come un obiettivo militare.
Sempre secondo MSF in Siria la popolazione ha paura di vivere vicino a un ospedale, alcune comunità in Siria si sono addirittura opposte alla riapertura di centri sanitari bombardati per la paura di essere colpiti da nuovi attacchi.
Mohammad Wassim Maaz a soli 36anni era il pediatra più esperto e anziano di Aleppo, una città del nord della Siria da anni assediata dai miliziani di ISIS, dal governo e dalle forze curde. “Era un uomo pacato – racconta il dottor Osama Abo Elezz, chirurgo ad Aleppo – e così devoto ai suoi pazienti al punto di rifiutare una borsa di studio in Francia e l’opportunità di lavorare in zone più sicure. Dormiva in ospedale per prendersi cura dei suoi pazienti durante la notte. Con l’uccisione di un medico come Maaz si stanno uccidendo centinaia di bambini che erano i suoi pazienti.”
L’ospedale di Al-Quds ha da poco riaperto. Hatem, un altro pediatra, ha preso il posto di Maaz. “Se continuano a colpire il nostro ospedale ci sposteremo nei sotterranei. … Noi restiamo qui.”
@MauroPompili