In settimana l’India ha praticamente fatto saltare il meeting tra Narendra Modi e i rappresentanti dell’Unione Europea, lamentando la non-risposta di Bruxelles alle date proposte dall’entourage di Modi. Situazione complicata che si presta a tiramenti per la giacchetta relativi alla questione dei due marò.
Secondo quanto ricostruito basandosi sulla stampa indiana, pare che New Delhi da settimane avesse proposto all’Ue una serie di date possibili per tenere il meeting, in attesa di una conferma che potesse permettere a Modi di organizzare le varie tappe del tour europeo. Dall’Ue non si è fatto sentire nessuno e quindi Modi ha mandato a dire che amen, siccome non ci avete fatto sapere nulla il meeting salta.
Sia sualla stampa indiana che su quella italiana la ragione dell’impasse organizzativo è stata individuata nella vicenda ancora sospesa dei due marò, come se l’Unione europea si rifiutasse di trattare con l’India finché la questione non sarà risolta. Credo che questa ricostruzione possa essere veritiera fino a un certo punto.
Sicuramente l’Italia sta cercando da anni di fare del caso Enrica Lexie una battaglia internazionale, cioè coinvolgere nel braccio di ferro diplomatico anche il resto dei paesi dell’Unione: tentativi falliti a ripetizione, che hanno lasciato la diplomazia di Roma, nei fatti, completamente isolata, tanto che i rappresentanti Ue non italiani in visita in India questa settimana hanno manifestato il “dispiacere” per la mancata organizzazione.
Di più: il capo della delegazione Ue in India, Geoffrey Van Orden, ha detto che nonostante la vicenda dei marò stia andando ormai troppo per le lunghe, l’Ue rispetta l’iter legale indiano e si augura una soluzione celere, rammentando che il caso dei fucilieri “non dovrebbe influenzare i rapporti tra India e Unione Europea”.
Penso che le rimostranze italiane in sede Ue, a partire dalla blanda e ininfluente risoluzione del parlamento sul caso marò, pesino fino a un certo punto nelle decisioni prese (e non prese) di Bruxelles relative ai rapporti con l’India, in particolare per questo Free trade agreement (Fta) col quale Bruxelles e New Delhi sono in ballo da anni, incapaci di trovare un accordo di massima.
Le cifre, interessanti, le mette in fila l’Economic Times in questo articolo. L’India, da parte sua, ha già assecondato una delle richieste dell’Ue, alzando il tetto degli investimenti stranieri nelle assicurazioni indiane fino al 49 per cento, ma ancora non si muove sull’abbassamento dei dazi sull’import di alcol e componenti di automobili (sull’alcol è al 130 per cento, una misura che pare stia ammazzando, tra le altre, le nostre esportazioni di vino).
Dall’altro lato, l’India chiede di agevolare l’entrata in Ue di professionisti indiani, facilitare le procedure per i visti e permettere ad aziende indiane di concorrere maggiormente all’interno del mercato dei servizi europeo: tutte cose che Bruxelles, per ora, non ha intenzione di concedere.
Questo per dire che i problemi del Fta Ue-India arrivano da ben più lontano rispetto all’incidente Enrica Lexie e che, alla prova dei fatti, la situazione dei due marò non è proprio in cima alle preoccupazioni europee, almeno non abbastanza da far saltare un potenziale accordo “storico”: l’interscambio tra India e Ue, ancora gravato dai dazi di cui sopra, lo scorso anno si è attestato sui 105 miliardi di dollari. Quando mai andasse in porto l’Fta, la cifra potrebbe incrementare notevolmente.
Ad ogni modo, i rapporti tra India e alcuni paesi dell’Ue continuano ad intensificarsi. Il prossimo mese, infatti, Modi verrà in Europa e incontrerà i leader dei due più promettenti partner commerciali del Vecchio Continente: Francia e Germania. Il che potrebbe aprire riflessioni off topic fino a un certo punto sulla mancanza di una chiara politica commerciale Ue che favorisca tutti i pasi dell’Unione, a sostituzione di rapporti bilaterali ai quali, evidentemente, Parigi e Berlino non vogliono rinunciare.
@majunteo
In settimana l’India ha praticamente fatto saltare il meeting tra Narendra Modi e i rappresentanti dell’Unione Europea, lamentando la non-risposta di Bruxelles alle date proposte dall’entourage di Modi. Situazione complicata che si presta a tiramenti per la giacchetta relativi alla questione dei due marò.